In tempi di crisi liberista in Germania vincono i liberali: come mai?

Guido Westerwelle

Il successo del partito liberale – 14,6% dei voti e 93 seggi – alle elezioni tedesche di domenica 27 settembre colpisce. Come è possibile, si chiedono molti europei, che in un momento in cui il liberismo dominante per un decennio è sul banco degli imputati dopo il grande crollo dei mercati i liberali tedeschi ottengano il miglior risultato dalla fine della guerra? Una prima risposta è nella storia tedesca del Novecento. Cominciamo da un'analisi dei flussi elettorali. I dati pubblicati dal quotidiano Handelsblatt mostrano che i liberali hanno pescato voti tra i socialdemocratici (520 mila) e tra i democristiani (1,3 milioni). Presieduto da Guido Westerwelle (nella foto), l'Fdp ha riscosso successo soprattutto a Ovest (15,4% rispetto al 10% del 2005), meno a Est (11%, 8% quattro anni fa). Il partito è stato votato soprattutto dai più giovani, dai ventenni e dai trentenni, dal 15% dei lavoratori dipendenti, dal 13% degli operai, dal 12% dei funzionari pubblici e dal 24% dei liberi professionisti. In un momento di disaffezione per il mondo politico e in particolare per i due grandi partiti popolari, democristiano e socialdemocratico, l'Fdp si è rafforzato come Die Linke e i Verdi (nel 2005 aveva ottenuto il 9,8% dei suffragi).

L'Fdp chiede uno stato più leggero, tasse meno gravose, un sistema economico più vicino al mercato e alle imprese. Nell'espressione economia sociale di mercato, mette l'accento sul sostantivo "mercato" più che sull'aggettivo "sociale". E' tendenzialmente il partito dei liberi professionisti e dei piccoli imprenditori, ma quest'anno ha allargato il suo bacino elettorale. La dottrina liberale è sempre esistita in 60 anni di Repubblica Federale. Le sue radici risalgono all'Ordoliberalismus del primo dopoguerra che si oppose all'economia dirigista di stampo nazista (la Zwangswirtschaft) e per questo tornò in voga dopo la Seconda guerra mondiale quando la Germania cercava dottrine politiche ed economiche che non fossero rimaste coinvolte dalla dittatura hitleriana. Non è una coincidenza se quest'anno i liberali hanno avuto grande successo. La crisi finanziaria ha indotto il governo federale a entrare nel capitale delle banche, prestare denaro alle imprese a tassi d'interesse agevolati, salvare aziende in difficoltà, accettare un forte aumento del deficit pubblico. In questo contesto, il filone liberale – memore di un passato segnato dal forte intervento dello Stato nell'economia – è tornato in auge. Il partito ha attirato tra gli altri i voti di quella parte della società tedesca contraria al salvataggio di Opel, preoccupata dal futuro della libera concorrenza e allarmata dall'instabilità monetaria. Per finire, pensare che l'Fdp non abbia un'anima sociale sarebbe esagerato: una parte del programma elettorale è dedicata ai meno abbienti e alla famiglia.

  • PLI-PUGLIA |

    I Liberali vincono quando hanno leader appena decenti. Il programma e le idee liberali, infatti, non temono rivali e necessitano solo di “gambe” forti e robuste sulle quali camminare. Speriamo che un giorno anche l’Italia ci arrivi; noi del PLI stiamo lavorando in tal senso.

  • Brunhilde |

    È verissimo. Inoltre, trovo che i loro slogan elettorali fossero più sensati di quelli – tanto per dire un partito – della Linke, che su un cartellone strilla “Reichtum besteuern” e poi, poco più avanti promette “Reichtum für Alle”.
    Il “Mehr Netto vom Brutto” della FDP m’è sembrato più preciso, accattivante e meno contraddittorio.

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