Il Governo federale ha presentato stamani a Berlino un piano di aiuti economici che dovrebbe creare investimenti per 50 miliardi di euro. Il segnalo è indicativo: la Germania sta soffrendo del forte rallentamento mondiale. Forse addirittura più dei suoi partner europei (i dati sul terzo trimestre sono attesi per il 13 novembre). Perché? Per le stesse ragioni per cui negli ultimi tre anni il Paese è riuscito a crescere più dei suoi diretti concorrenti europei: la specializzazione nell’export di macchinari e di beni d’investimento. La verità è che i buoni risultati economici ottenuti nel periodo 2006-2008 hanno messo in ombra un grave squilibrio dell’economia tedesca. Tra il 2005 e il 2007 la quota dell’export in rapporto al prodotto interno lordo è salita dal 41 al 48% trainata dalla forte crescita dei Paesi emergenti (nella foto tratta da Internet il grande porto di Amburgo). A fronte di una produzione industriale tutta votata alle esportazioni, il Paese deve fare i conti con consumi sempre drammaticamente deboli. Oggi proprio questi ultimi non possono compensare la frenata dell’export dovuta a un calo della domanda internazionale. Fino a qualche settimana fa si pensava che i Paesi emergenti avrebbero bilanciato il rallentamento delle economie industriali. Ormai questa tesi è messa in dubbio sempre più spesso.
Tra gli economisti non manca chi teme addirittura un calo delle esportazioni tedesche nel 2009, se i Paesi emergenti dovessero ridurre sensibilmente la costruzione di infrastrutture e l’acquisto di macchine utensili. In occasione delle recessioni del 1993 e del 2002 gli investimenti tedeschi in prodotti durevoli sono crollati su base annua del 17,3 e dell’11,3% rispettivamente. Succederà la stessa cosa nel 2009? Alcune statistiche pubblicate dal quotidiano Handelsblatt fanno riflettere. Per esempio, nel 2007 la quota dell’export di Linde, una società di ingegneria civile, era pari all’89,8% del fatturato. Nello stesso anno, l’impresa di costruzioni Hochtief ha investito all’estero il 97% dei suoi investimenti totali. Nel frattempo, TUI, un gruppo attivo nei trasporti e nel turismo, aveva fuori dai confini tedeschi l’83,8% dei suoi dipendenti. Il futuro della Germania economica dipenderà da quanto i Paesi emergenti tireranno la cinghia, ma il timore è che la proiezione internazionale dell’economia tedesca sia oggi un elemento di debolezza più che di forza. Detto ciò, si può anche presumere che proprio a causa di questa specializzazione, la Repubblica federale possa essere il Paese che più di altri beneficerà della futura ripresa in Cina, India o Russia.