La scelta del Banco Central do Brasil è stata criticata dall’establishment economico che non si aspettava una stretta monetaria così aggressiva. Le imprese del Paese hanno sottolineato che la lotta all’inflazione dovrebbe passare anche attraverso un maggiore controllo della spesa pubblica. Su questo aspetto il Governo ha avuto in queste settimane posizioni sorprendentemente ortodosse. Più volte, il ministro delle Finanze Guido Mantega ha avvertito che l’aumento dei prezzi doveva essere combattuto con un incremento del surplus primario di bilancio. Tant’è che l’obiettivo per il 2008 è stato rivisto al rialzo: dal 3,8% al 4,3% del Pil. Nei giorni scorsi, Luiz Inácio Lula da Silva, il sindacalista diventato presidente, è stato molto chiaro: "So che l’inflazione colpisce più duramente i più poveri. Per questo considero la lotta all’inflazione una questione di onore personale". Quanti altri Governi in Europa hanno reagito allo stesso modo dinanzi al recente aumento del costo del denaro deciso dalla Bce di Jean-Claude Trichet (nella foto a sinistra)? La situazione è certamente diversa: il Brasile è in crescita, l’Europa in stagnazione, se non addirittura recessione. Forse più di tanti dati congiunturali, l’episodio è però motivo di fiducia sulla crescente maturità della società brasiliana e sul futuro del Paese sudamericano.