Dal 1° settembre la Germania chiederà a coloro che vogliono diventare tedeschi di passare un test di politica, storia e società. Con l’aiuto dell’Università Humboldt, il ministero degli Interni ha messo a punto un esame che conterrà 33 domande, scelte a caso in un catalogo di oltre 300 quesiti. Il test sarà a riposte multiple (quattro) e i candidati dovranno rispondere correttamente ad almeno metà delle domande (diciassette) per porter ottenere la nazionalità tedesca. L’esame, che costerà 25 euro, potrà essere ripetuto a piacimento. A differenza del test già utilizzato nel Baden-Württemberg, quello federale non conterrà interrogativi sulle convinzioni personali del candidato. Sono state escluse quindi domande quali "Lascerebbe partecipare sua figlia alle lezioni di sport o di nuoto?", o ancora "Cosa pensa dei delitti d’onore?". Secondo le prime indiscrezioni il ministero degli Interni chiederà ai candidati tra le altre cose: "Quanti sono i Länder tedeschi?" o "Cosa voleva esprimere Willy Brandt quando si inginocchiò nel ghetto di Varsavia nel 1970?". L’iniziativa non ha mancato di provocare critiche.
Un esponente della sinistra radicale di Die Linke, Halina Wawzyniak, lo ha definito "superfluo". Una liberale, Sibylle Laurischk, ha detto che più importante è la conoscenza della lingua tedesca. Il presidente dell’Associazione dei turchi in Germania, Kenan Kolat, ha affermato che il test creerà fossati tra l’immigrato colto e quello invece intellettualmente meno preparato. Per quasi un secolo la legge sulla nazionalità in Germania è stata retta dal diritto del sangue. Solo nel 2000 è stato introdotto il diritto del suolo, aprendo le porte della cittadinanza tedesca a migliaia di stranieri. Il tentativo del ministero degli Interni è quello di responsabilizzare coloro che chiedono di diventare cittadini della Repubblica federale, ha spiegato un portavoce. La scelta sembra ragionevole; ma è giusto allora esentare dal test coloro che hanno un diploma tedesco? Più in generale, bisogna anche chiedersi se la Germania non debba ripensare in parte la legge del 2000. Attualmente chi diventa tedesco deve abbandonare la sua nazionalità precedente, con il risultato che le naturalizzazioni sono state relativamente poche. In un mondo sempre più globalizzato, il doppio passaporto è ormai inevitabile, l’attaccamento a un solo Paese e a una sola terra è un retaggio del passato. Non è un caso se in questi giorni di campionato europeo di calcio sono molti i balconi o le automobili in Germania decorati da almeno due bandiere nazionali.