Gruppi parlamentari – Tutti i perché della battaglia di Strasburgo

La formazione dei gruppi parlamentari è sempre stata un tira-e-molla negoziale, segnata da colpi di scena, scelte controverse, soluzioni insospettate. Nel 2009, i conservatori britannici sorpresero tutti decidendo di uscire dal Partito popolare europeo e formando un proprio gruppo. Quest’anno, tuttavia, la battaglia è particolarmente accesa. I motivi sono tre: il successo relativo dei partiti radicali o euroscettici; la personalizzazione della campagna elettorale con la presenza di capolista; l’importanza crescente del Parlamento europeo nell’assetto istituzionale comunitario. Si è saputo oggi che Alternative für Deutschland siederà insieme ai conservatori britannici. imagesLa scelta rischia di complicare il rapporto tra Londra e Berlino. Il cancelliere federale Angela Merkel ha preso le distanze dall’AfD, un partito euroscettico nato l’anno scorso, in parte da una costola della CDU tedesca. Sapere che questo movimento siede a Strasburgo con il partito del primo ministro inglese David Cameron certo non piacerà alla signora Merkel che proprio con Cameron sta avendo difficili rapporti. Il premier inglese ha poi bisogno del cancelliere tedesco per riformare l’Unione, ritrasferendo competenze dal centro alla periferia. Non per altro, Cameron ha ammesso per bocca di un suo portavoce di essere deluso dal voto favorevole del gruppo parlamentare all’ingresso dell’AfD. Nel contempo, il nazionalista inglese Nigel Farage e la nazionalista francese Marine Le Pen sono in concorrenza tra loro per formare i propri gruppi parlamentari. Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo ha appena deciso per referendum di aggregarsi al gruppo di Farage (che avrebbe a questo punto almeno quattro partiti e 44 deputati provenienti da quattro paesi). Il quorum necessario per formare un nuovo gruppo parlamentare è di 25 deputati per sette delegazioni nazionali. Farage sperava di accogliere nel suo gruppo l’AfD, ma non ce l’ha fatta.La signora Le Pen invece avrebbe dalla sua cinque delegazioni nazionali e 38 deputati (altri calcoli dicono che i parlamentari sono 43, provenienti da sette paesi). Il Fronte Nazionale starebbe negoziando con il partito polacco Congresso della nuova destra che in passato si è espresso violentemente contro gli omosessuali. Questo aspetto non piace a Geert Wilders, il leader olandese del Partito della Libertà, alleato della signora Le Pen. Non basta. Qualche giorno fa, Jean-Marie Le Pen ha usato espressioni, che a molti sono sembrate antisemite, contro un attore francese, Patrick Bruel. L’uscita di Le Pen padre è stata criticata dalla figlia Marine, e soprattutto ha indotto due partiti – il Partito popolare danese e i Veri Finlandesi – di allearsi con i conservatori britannici piuttosto che con il Fronte Nazionale. Dietro alla battaglia di questi giorni c’è certamente il successo relativo dei partiti più radicali, non sempre di facile classificazione. Ma c’è soprattutto l’impressione che il Parlamento europeo sarà sempre più importante nell’assetto istituzionale dell’Unione. In questo senso, la nascita di un gruppo parlamentare non è un aspetto banale. Permette di ricevere sovvenzioni di 20-30 milioni di euro in cinque anni, di assicurarsi vice presidenze del Parlamento e presidenze di Commissione, di avere importanti ruoli di relatore e tempi di parola adeguati. Spiega un funzionario del Parlamento: “C’è una attenzione mediatica totalmente inedita, a conferma che queste elezioni sono state veramente diverse dal passato. Non sono sicuro che sia più difficile del solito, credo la differenza consista nel fatto che il processo è ora sotto i riflettori”. Una ultima annotazione. Il gruppo parlamentare liberale potrebbe dover decidere se accogliere il partito autonomista fiammingo N-VA proprio mentre le forze politiche belghe stanno negoziando la formazione di un nuovo governo. Potrebbe non essere facile per i liberali belgi allearsi con la N-VA a Strasburgo, mentre a Bruxelles i due si guardano in cagnesco.

(Nella foto, il leader del fronte Nazionale Marine Le Pen, 45 anni, durante un suo recente passaggio a Bruxelles)

Dal Fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook

  • giovanni |

    Ho letto con molto piacere il suo articolo del 15 giugno. Mi piace la piega che sta prendendo la faccenda.

    Contemporaneamente sto seguendo sul Berlingske le consultazioni che si alternano tra Merkel e Thorning-Schmidt. Ma allora a cosa dovrebbe approdare il sostegno alla socialista? Sono consultazioni preliminari per la presidenza del consiglio europeo o per il posto di alto rappresentante?
    C’è chi la presenta anche come una scelta di ripiego per la tête della Commissione ma personalmente trovo tale eventualità poco verosimile.

    Cordialmente

  • Beda Romano |

    Giovanni, capisco il suo interesse. Oggi sul Sole/24 Ore troverà un articolo che fa il punto della corsa alla presidenza della Commissione europea. Jean-Claude Juncker mi sembra favorito, almeno in questo momento. B.R.

  • giovanni |

    A proposito del ruolo del Parlamento Europeo, la cosa che mi sta maggiormente affascinando in questo momento -più che la formazione dei gruppi parlamentari- riguarda la scelta del futuro presidente della Commissione. Attualmente a sostenere Juncker sembra rimasto il Parlamento. Renzi, Cameron e altri mi pare di aver capito che spingono per una scelta operata in libertà tra i governi e la Merkel sembra mediare le posizioni con la scusa del risultato non netto ottenuto dal PPE alle consultazioni di maggio. Vediamo cosa ne viene fuori.

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