Si torna a parlare di riforma delle regole di bilancio, in modo da assicurare due obiettivi: evitare riduzioni dell’indebitamento pubblico troppo drastiche e promuovere quanto possibile gli investimenti statali. Questi sono gli auspici della Commissione europea. Sul tavolo vi sono un allentamento degli obblighi di riduzione del debito e l’adozione di una norma che permetterebbe di non contabilizzare gli investimenti nel calcolo del deficit.
I ministri delle Finanze dell’Unione europea ne hanno discusso nei giorni scorsi a Lubiana. Il dibattito ha mostrato la tradizionale divisione tra i governi preoccupati dall’assicurare i conti in ordine e i paesi convinti che l’economia abbia bisogno di un sostegno attivo.
Commetteremmo però un errore a guardare al nuovo dibattito con le vecchie lenti del passato. Anche nel campo delle regole di bilancio la pandemia virale e la recessione economica hanno cambiato le prospettive nazionali. Un accordo tra i paesi membri in vista di una riforma del Patto di Stabilità necessiterà di tempo, ma è possibile, se non addirittura probabile. Almeno tre fattori giocano a favore di una qualche forma di intesa.
Prima di tutto, la recessione economica ha colpito tutta l’Europa. Alcuni paesi meno di altri, ma l’impatto è stato generalizzato. Nessuno è rimasto immune. Nel suo insieme, l’economia della zona euro si è contratta del 7,1% l’anno scorso. Tutti sanno che nuovi investimenti sono indispensabili per riparare i danni economici, ma anche finanziare una costosa transizione ambientale e una altrettanto costosa rivoluzione digitale.
C’è di più. La crisi ha messo chiaramente in luce quanto l’integrazione tra i paesi membri renda il vicino a Nord o a Sud, a Est o a Ovest un indispensabile tassello della produzione nazionale. Più di prima i governi sono consapevoli di quanto le economie nazionali siano intrecciate le une alle altre nel grande mercato unico. Nuovi investimenti in un paese hanno inevitabilmente ricadute sugli altri.
In secondo luogo, la stessa recessione dell’anno scorso ha indotto tutti i paesi ad aumentare la spesa pubblica pur di aiutare la popolazione. Ormai in sette paesi della zona euro il debito è sopra al 100% del prodotto interno lordo. Tra questi ci sono la Francia e la Spagna, non solo l’Italia.
Anche i paesi più rigorosi sul fronte del bilancio pubblico devono fare i conti con un debito elevato. In Austria il passivo è salito dal 73% all’87% del PIL tra il primo trimestre del 2020 al primo trimestre del 2021. Più in generale il debito aggregato della zona euro è aumentato nello stesso periodo dall’86 a oltre il 100% del PIL. In questo contesto, promuovere nuovi investimenti per aiutare la crescita e così ridurre l’indebitamento è una strada utile a molti, se non tutti i paesi.
Infine, il Fondo per la Ripresa da 750 miliardi di euro o poco più, il cosiddetto NextGenerationEU, non è solo un successo politico e un volano economico – se è vero che grazie al debito in comune i governi europei possono aiutarsi a vicenda e finanziare la ripresa. È anche un tassello importante nell’integrazione tra i paesi membri. Più forte di prima è il controllo reciproco tra i paesi membri. L’uso del denaro del Fondo per la Ripresa è verificato passo passo da Commissione e Consiglio, come mai in passato.
In questo senso, il NextGenerationEU è certamente uno strumento di politica economica, ma anche il riflesso di una nuova forma di integrazione politica, oltre che la conseguenza di una presa di coscienza dell’interdipendenza economica tra i paesi membri. La nuova intelaiatura di regole, controlli e monitoraggi vari dovrebbe quindi rassicurare molti paesi e facilitare il dibattito su nuove regole di bilancio.
La riforma del Patto di Stabilità è un antico ritornello della politica europea. La discussione iniziata nei giorni scorsi in Slovenia sarà lunga e complessa, ma avviene in un contesto diverso da quello del passato. Anche per questo motivo chi crede che le regole di bilancio debbano essere adattate alle nuove circostanze, come l’Italia, ha tutto interesse a spendere il denaro del NextGenerationEU in modo onesto ed efficiente.
Quanto più i soldi del Fondo per la Ripresa saranno utilizzati per i giusti scopi, tanto più i paesi più rigorosi sul fronte dei conti pubblici saranno privati di argomenti per ostacolare una riforma delle regole di bilancio, di cui peraltro beneficerebbero anche loro.
(Nella foto tratta da Internet, il ministro delle Finanze austriaco Gernot Blümel, 40 anni, tra i più critici all’idea di riformare il Patto di Stabilità, almeno nelle sue posizioni pubbliche)