Nel lungo processo di integrazione europea non mancano i casi in cui l’assetto istituzionale ha un piede nel passato e un piede nel futuro. Lo abbiamo visto in maggio quando la Corte costituzionale tedesca ha clamorosamente bocciato gli acquisti di debito da parte della Banca centrale europea, nonostante il precedente benestare della Corte europea di Giustizia. Karlsruhe ha giustificato nei fatti il suo controverso intervento ricordando che la Bundesbank è al tempo istituzione dell’Eurosistema e banca centrale tedesca.
La nascita di un Fondo per la Ripresa di 750 miliardi di euro rischia di provocare nuove incoerenze. Il nuovo strumento finanziario è innovativo. Si basa su denaro raccolto dalla Commissione europea sui mercati finanziari a nome dei paesi membri. Mai finora i Ventisette avevano deciso di indebitarsi in comune per cifre così importanti. I 750 miliardi di euro verranno distribuiti ai governi sotto forma di sussidi e di prestiti.
L’arrivo del nuovo Fondo per la Ripresa scombussola le regole di bilancio e le norme sugli aiuti di Stato. Entrambe in questo momento sono state sospese o alleggerite, per consentire ai governi di sostenere la loro economia sulla scia di uno shock economico che ha provocato una grave recessione. Ma fino a quando? E quali saranno i regimi che sostituiranno le attuali regolamentazioni?
Le domande non sono banali. Qualche giorno fa il governo spagnolo ha avvertito che il suo obiettivo sarà di utilizzare prima di tutto i sussidi proposti dal Fondo per la Ripresa. Dei prestiti non vuole per ora sentir parlare. Altri paesi stanno facendo la stessa valutazione. Il motivo è semplice: non conoscono il futuro del Patto di Stabilità. Non sanno se e come cambierà e quindi non vogliono rischiare di aumentare ulteriormente il loro debito pubblico. Non per altro le linee di credito pandemiche offerte dal Meccanismo europeo di Stabilità sono tuttora inutilizzate.
Queste scelte fanno riflettere. Alcuni osservatori si chiedono quale sarà la reale potenza di fuoco del prossimo bilancio 2021-2027 da cui dipende il rilancio dell’economia europea post-pandemia influenzale. Già oggi c’è chi sottolinea che lo strumento comunitario è limitato rispetto a quando deciso negli Stati Uniti e chi fa notare che 27 piani nazionali non hanno lo stesso impatto economico di un solo piano federale.
Lo stesso Fondo per la Ripresa deve fare i conti anche con le regole sugli aiuti di Stato che in un contesto normale devono evitare concorrenza iniqua nel grande mercato unico. Attualmente sono in vigore norme parzialmente e temporaneamente liberalizzate, tanto che finora Bruxelles ha autorizzato aiuti per poco meno di tremila miliardi di euro (il 52,7% relativo alla Germania, il 15,2% all’Italia, e il 14,1% alla Francia).
La Commissione europea ha stabilito che il regime straordinario scadrà tra il giugno e il settembre del 2021 (valuterà la situazione in primavera). Nel frattempo, tuttavia, i governi dovrebbero ricevere il denaro del Fondo per la Ripresa – solo per l’Italia: oltre 60 miliardi di euro in sussidi. Come verranno trattati i nuovi e generosi fondi europei agli occhi delle regole sugli aiuti di Stato?
Anche qui il tema non è banale perché il regime normale, più stringente, rischia di imbrigliare le mani dei governi in un contesto nel quale l’economia richiede probabilmente ancora misure d’emergenza. Al tempo stesso, ancora oggi nel mercato unico regole sugli aiuti di Stato proteggono i paesi piccoli e poveri dai paesi grandi e ricchi.
In buona sostanza, il nuovo bilancio comunitario introduce una straordinaria spinta federale che però rimette in discussione regole scritte tendenzialmente per un assetto confederale. Nei prossimi mesi, la questione sarà con ogni probabilità al centro del dibattito politico. Nei fatti, in un contesto economico debole, i Ventisette dovranno decidere se e quanto adattare regole di bilancio e norme sugli aiuti di Stato a un’Europa sempre più integrata, che persegue una propria “autonomia strategica”, e che vuole creare aziende capaci di competere con società americane o cinesi.
(Nelle foto, la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, 52 anni, e il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni, 65 anni)