Al governo da poco più di un anno, il primo ministro del Lussemburgo ha promesso di modernizzare la vita pubblica del Granducato. Dopo essere diventato qualche settimana fa il primo primo ministro omosessuale d’Europa a sposarsi, il liberale Xavier Bettel ha organizzato per domenica prossima, il 7 giugno, tre insoliti referendum. Ai cittadini verrà chiesto prima di tutto se approvano l’idea di limitare a 10 anni la presenza continuativa di un esponente politico al governo. La domanda non è banale. Certamente non in Italia dove fino a poco tempo fa il ricambio della classe politica era limitato; ma neppure in Lussemburgo che solo recentemente ha assistito a uno storico cambio alla guida del governo, con le dimissioni del primo ministro Jean-Claude Juncker, alla testa dell’esecutivo dal 1995 al 2013, oltre 18 anni. In secondo luogo, ai cittadini verrà chiesto se vogliono permettere ai residenti non lussemburghesi di iscriversi in via facoltativa sulle liste elettorali per il rinnovo della Camera dei Deputati. La possibilità verrebbe concessa a due condizioni: la persona deve essere residente nel Granducato da almeno 10 anni; e deve aver già partecipato in Lussemburgo a consultazioni europee o locali. E’ vero che oggi oltre il 40% dei residenti nel Granducato non ha la nazionalità lussemburghese; dare loro diritto di voto anche per elezioni nazionali appare naturale, ma la scelta è indicativa di come l’Europa si interroghi sull’integrazione degli stranieri, mentre nel contempo i paesi dell’Unione litigano sull’opportunità di ricollocare sul territorio europeo 40mila profughi. Infine, ai cittadini verrà anche domandato se sono favorevoli alla possibilità che le persone con più di 16 anni possano iscriversi in via facoltativa alle liste elettorali per le elezioni locali, nazionali ed europee, così come per i referendum. Con questa scelta, il Lussemburgo si allinea ad altri paesi vicini, come l’Austria, che alle prese con un invecchiamento della popolazione ha deciso di ridurre la maggiore età in campo elettorale. A sostenere i tre Sì sono i partiti al governo: liberali, verdi e socialisti. Contrari i democristiani della CSV. La Chiesa Cattolica si è detta d’accordo nel concedere il voto agli stranieri, ma non ha preso posizione sugli altri due quesiti. Vi è incertezza sull’esito del voto, anche se i sondaggi sembrano indicare la vittoria dei No in tutti e tre i casi. I referendum proposti dal premier Bettel sono consultativi, non sono quindi giuridicamente vincolanti, ma riflettono le nuove priorità dell’establishment lussemburghese in un contesto in cui anche la politica, non solo l’economia, è oggetto di un tentativo di modernizzazione. Il referendum non è utilizzato di frequente nel Granducato. Alcuni voti popolari hanno fatto però la storia di questo piccolo paese. Nel 1919, il Lussemburgo decise di rimanere una monarchia (l’80% degli elettori si disse a favore), mentre nel 2005, i lussemburghesi approvarono il nuovo trattato costituzionale (con il 56,5% di sì).
(Nella foto, il primo ministro lussemburghese Xavier Bettel, 42 anni, che ha recentemente sposato il cittadino belga Gauthier Destenay)