Troppo spesso quando si parla di immigrazione e di religione si pensa solo all'Islam. Non è un caso se in Italia è nata nel 2005 una Consulta per l'Islam, seguita l'anno successivo in Germania da una Islamkonferenz. Finora l'obiettivo dei governi europei è stato di creare dei fori di discussione con la comunità degli immigrati musulmani. Non solo perché in molti Paesi è quella più numerosa, ma anche a causa delle tensioni culturali e religiose emerse negli ultimi anni. La città di Francoforte sul Meno, tra le più multiculturali e multinazionali d'Europa, ha compiuto nei giorni scorsi un passo in avanti, creando un Rat der Religionen, un consiglio delle religioni. L'organismo non è quindi limitato alla comunità islamica; anzi il tentativo è di raggruppare sotto a uno stesso tetto i rappresentanti delle principali confessioni oggi presenti in Germania. Secondo la stampa tedesca la consulta nata a Francoforte è il primo organismo del suo genere in Germania, e potrebbe essere presto replicato in altre città tedesche.
Nel Rat der Religionen di Francoforte siedono 23 persone in rappresentanza di 9 religioni. Oltre ai diversi rappresentanti delle tre religioni abramitiche, vi sono anche tra gli altri dei buddisti, degli indù e dei sikh. L'idea è venuta a una giovane signora di origine iraniana, Nargess Eskandari-Grünberg, responsabile a Francoforte per i temi legati all'integrazione (nella foto tratta da Internet). Nata a Teheran nel 1965, residente nella città tedesca dal 1985, la signora Eskandari-Nargess vuole promuovere il dialogo tra le religioni con un organismo di tipo nuovo. La città non è formalmente membro del nuovo consiglio, solo un partner. "Non dobbiamo soltanto accettare gli altri, dobbiamo anche imparare a conoscerli", ha affermato il presidente del Rat der Religionen Athenagoras Ziliaskopoulos. L'obiettivo è anche di smorzare eventuali tensioni, facilitare la costruzione di luoghi di preghiera, trovare terreni comuni di convivenza in una città che conta circa 650mila abitanti, di cui 170mila stranieri provenienti da 170 Paesi diversi. In un momento di recessione economica e di crisi sociale, il nuovo organismo potrebbe rivelarsi particolarmente utile.