Manca ancora un anno e mezzo alle prossime elezioni europee di metà 2014, ma per alcuni deputati la campagna elettorale è già iniziata: il Gruppo Spinelli, un organismo informale nato nel 2010, sta dando battaglia per un’Europa che si lasci alle spalle gli stati-nazione, e punti decisamente verso una unione che sia realmente federale. L’iniziativa ha 43 membri (tra questi Jacques Delors, Tommaso Padoa-Schioppa e Joschka Fischer); è sostenuta da 110 deputati europei; ha l’appoggio di oltre 4.730 persone in tutta Europa. L’ex premier liberale belga Guy Verhofstadt, uno degli esponenti del gruppo, ha presentato questa settimana il programma 2013-2014. Il momento topico sarà la presentazione in giugno di una bozza di costituzione europea su cui sono al lavoro alcuni deputati: l’inglese Andrew Duff, l’italiano Roberto Gualtieri, i tedeschi Jo Leinen e Elmar Brok. Ha detto il deputato ecologista franco-tedesco Daniel Cohn-Bendit: “Vogliamo animare il dibattito politico in vista del rinnovo del parlamento nel 2014 e indurre le diverse famiglie politiche a prendere posizione sulle nostre proposte”. Ha aggiunto Verhofstadt: “Il nostro obiettivo è di mettere sul tavolo una nuova Grundgesetz, come direbbero i tedeschi, una nuova legge fondamentale in senso federale”. Secondo l’uomo politico belga, l’idea britannica di rinegoziare il proprio rapporto con l’Europa non ha alcun senso: “Non è una via percorribile. Quello che invece prevedo è una rinegoziazione collettiva nel 2015-2016”. Tra le altre cose il Gruppo Spinelli prevede quest'anno anche un dibattito pubblico in una piazza bruxellese intitolato: “Il federalismo europeo spiegato ai bambini…. e ai capi di stato e di governo”.
Secondo questa associazione federalista, l’Europa – così come è
ora – è votata al fallimento. Senza un tesoro comune, un mercato
obbligazionario comune, un governo comune e un bilancio comune, la zona euro
non reggerà. "In un contesto di interdipendenza e di mondo globalizzato – spiega il Gruppo Spinelli – aggrapparsi alle sovranità nazionali e al metodo intergovernativo non è solo contrario allo spirito europeo, ma significa anche arrendersi all'impotenza politica". Ai più l’iniziativa può sembrare ingenua, idealista, addirittura
irrealistica, in un momento di gravi tensioni nazionalistiche. Eppure, c’è una
dinamica favorevole che potrebbe favorire (lentamente) le speranze dei
federalisti europei. Le prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo
si svolgeranno per la prima volta sulla base del Trattato di Lisbona. Il testo
prevede che a nominare il presidente della Commissione sia il Consiglio a maggioranza qualificata, non più all'unanimità. Lo stesso Parlamento poi deve approvare la designazione a maggioranza. La novità non è
banale. Prima di tutto perché dovrebbe imporre ai vari gruppi politici di presentarsi alle
elezioni europee con un proprio candidato alla presidenza della Commissione (i socialisti stanno già pensando all'attuale presidente dell'assemblea Martin Schulz).
Nel suo discorso sullo Stato dell'Unione del settembre scorso, il presidente della Commissione José Manuel Barroso ha esortato i partiti a seguire questa strada, anche "per ulteriormente europeizzare il voto" del 2014. In secondo luogo, il rapporto tra Parlamento e
Commissione si rafforzerebbe molto, a scapito probabilmente di quel consesso degli stati membri che è il Consiglio. L’assemblea avrebbe anche una influenza
maggiore nella scelta dei singoli commissari, che non saranno più 27, uno per paese, ma un numero minore. Si tratterebbe di un cambio negli equilibri istituzionali dell'Unione con ricadute politiche non banali. Nelle file dell'establishment europeo non percepisco il desiderio di fare un salto federale come promosso dal Gruppo Spinelli. Lo stesso Barroso, molto – troppo – attento alle sensibilità nazionali del momento, propone "una federazione di stati", in altre parole una confederazione (nulla di molto diverso dalla situazione attuale). Eppure il voto del 2014 e le sue conseguenze istituzionali potrebbero segnare un passo avanti nell'integrazione europea, e dare nuove speranze al Gruppo Spinelli.
(Nella foto, Altiero Spinelli, 1907-1986, teorista politico e federalista europeo)
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