Si terrà questa settimana un vertice europeo, l’ultimo dell’anno. Tra i temi sul tavolo dei capi di Stato e di governo fin da giovedì 18 dicembre c’è la decisione di utilizzare gli attivi russi congelati dall’Unione europea al momento dell’invasione dell’Ucraina, nel 2022.
Il tema è noto. Per sostenere Kiev nella guerra contro Mosca, l’Unione europea vuole prendere a prestito le riserve della Banca centrale russa tuttora depositate in alcuni paesi del continente: in particolare in Belgio, in Germania, in Svezia e in Francia.
Non si tratta di confisca, ma di prestito, spiegano a gran voce i dirigenti europei. L’operazione resta però controversa, anche perché si tradurrebbe nella creazione di un precedente.
Da settimane, ormai, il Belgio, che ospita presso la società finanziaria Euroclear la fetta più consistente dei 210 miliardi di euro di riserve russe presenti in Europa, sta dando battaglia contro il progetto messo a punto dalla Commissione europea.
Il primo ministro Bart De Wever ha spiegato di temere ritorsioni politiche e conseguenze economiche. Ha definito il piano europeo “una spada di Damocle” sul futuro del Belgio.
C’è la speranza da parte di molti paesi membri di riuscire, in ultima analisi, a convincere il governo belga. Al tempo stesso, vale la pena cercare di capire perché il Belgio ha assunto un atteggiamento così contrario all’iniziativa europea.
Una prima risposta me l’ha offerta Jean Faniel, direttore del Centre de recherche et d’information socio-politiques (CRISP) a Bruxelles: “Fin dalla nascita del paese, il Belgio ha sempre difeso il ruolo del capitale, in alcuni casi con una fiscalità bassa pur di attirare capitali dall’estero. L’idea di mettere in dubbio il titolo di proprietà di un investitore straniero va ad intaccare un aspetto fondamentale del capitalismo belga”.

Il tema non è banale. Il Belgio nasce a tavolino nel 1830, dopo le guerre napoleoniche di inizio secolo. Doveva essere uno Stato-cuscinetto tra la Francia a Sud, l’Inghilterra a Ovest e la Prussia a Est.
Il nuovo paese si dotò di una Costituzione relativamente moderna per i tempi. Tra le altre cose, il primo Re dei Belgi fu eletto dal Parlamento. C’è di più. Il diritto di voto era basato sul censo, ma la soglia patrimoniale era relativamente bassa, tanto da dare voce non solo all’aristocrazia, ma anche alla borghesia nascente.
Si calcola che, ai tempi, a votare era l’1,5% della popolazione (il diritto di voto basato sul censo fu abolito nel 1898).
Eravamo agli albori di grandi cambiamenti economici e sociali. Nell’Ottocento, il Belgio fu il primo paese dell’Europa continentale nel quale attecchì la rivoluzione industriale scoppiata negli anni precedenti in Inghilterra.
Il paese aveva generosi giacimenti di carbone e importanti cave di pietra. Rapidamente si dotò di una fitta rete ferroviaria e di importanti porti sul Mare del Nord. Nacquero notevoli imprese industriali, tra le quali l’Union Minière (1805, oggi Umicore), Solvay (1863), FN Herstal (1889) o UCB (1928).
Quando il territorio del Congo fu affidato al Re dei Belgi Leopoldo II, nel 1885, la borghesia belga poté arricchirsi ulteriormente, sfruttando anche la produzione di caucciù nella colonia africana.
Fin dal 1830, l’imprenditoria belga si incaricò di difendere il liberalismo economico e di proteggere il patrimonio. Fino a poco tempo fa il Belgio non tassava il guadagno in Borsa. Tuttora, in molti casi, non tassa il reddito da affitto (se non attraverso il reddito catastale). In compenso, ha una tassazione sul reddito da lavoro dipendente tra le più elevate al mondo.
Lo stesso Karl Marx si rifugiò a Bruxelles tra il 1845 e il 1848, dopo essere stato espulso dalla Germania e poi dalla Francia per le sue idee rivoluzionarie. Abitava nel quartiere di Ixelles, e un giorno disse: il Belgio è “il paradiso e il feudo dei proprietari terrieri, dei capitalisti e dei preti”.
Insomma, il liberalismo in economia, la protezione del capitale, la difesa della proprietà sono aspetti costitutivi del Belgio. Si capisce meglio perché il paese guardi con preoccupazione al prestito forzoso imposto a Euroclear e tema di creare un pericoloso precedente a livello internazionale.