L’impopolarità di Ursula von der Leyen – Cause e conseguenze

Per decenni il presidente della Commissione europea non è stato una figura nota. Anzi, nei fatti era conosciuto soltanto da chi aveva un particolare interesse per gli affari comunitari. In questi anni Ursula von der Leyen ha avuto l’abilità, forse anche il merito, di rendere la figura nota ai più.

Ai tempi dei Trump, dei Xi e dei Putin, un leader riconoscibile è certamente utile. La signora von der Leyen ha accentrato i poteri in seno al collegio dei commissari, utilizzato con straordinaria costanza i nuovi strumenti di comunicazione, cavalcato con innegabile successo alcune gravi crisi degli ultimi anni, a iniziare dalla pandemia. 

Eppure gli studi demoscopici non le sono favorevoli. Un sondaggio voluto dalla rivista francese Le Grand Continent e condotto da Cluster 17 in cinque paesi dell’Unione (Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia) ha rivelato a metà settembre che il 60% delle persone interpellate ne chiede le dimissioni, e che il 72% non le danno fiducia nel difendere gli interessi economici dell’Unione.

Nell’aprile del 2024 un sondaggio Ipsos per Euronews rivelava che il 63% delle persone interpellate aveva nei confronti della Commissione una opinione negativa, o addirittura nessuna opinione.

I dati sono interessanti. Tentiamo una interpretazione. A molti non piacciono le scelte della signora von der Leyen di promuovere il Patto Verde, di lanciarsi in un riarmo europeo così come di prendere di petto la Russia. Non piace neppure il tentativo di trovare un accomodamento con gli Stati Uniti di Donald Trump.

La presidente von der Leyen e il presidente Trump durante un incontro la settimana scorsa a New York – Fonte: Commissione europea su X

Quest’ultimo aspetto non è banale. A molti europei il nuovo presidente americano non piace non solo per alcune delle sue scelte politiche e per l’atteggiamento assunto sulla scena internazionale, ma anche perché sta tradendo il mito americano, un mito che molti europei hanno coltivato per decenni. Se Donald Trump è ritenuto un traditore, chi lo asseconda rischia lo stesso giudizio.

Insomma, a costo di usare espressioni banali, la signora von der Leyen ha bucato lo schermo, ma in molti paesi europei non ha scaldato i cuori, tanto che la presidente sarà oggetto la settimana prossima nel Parlamento europeo a Strasburgo di due nuove mozioni di sfiducia, dopo quella di luglio.

Aggiungerei che all’impopolarità della signora von der Leyen contribuisce anche il suo stile di comunicazione. Il tono affettato, il sorriso stampato, l’abitudine di rivolgersi ai suoi interlocutori con espressioni esagerate di affetto: Dear Mario, Dear António, Dear Emmanuel. In un mondo politico solcato da pescecani, l’abitudine appare falsa e ipocrita.  

C’è di più. Ad alcuni la signora von der Leyen potrebbe anche dare l’impressione di modellare l’informazione. Intendiamoci, non vi è personalità pubblica che non usi la comunicazione a proprio vantaggio.

Tuttavia, ha preso l’abitudine nei suoi discorsi di descrivere le proposte dell’esecutivo comunitario come se fossero decisioni già prese, quando spesso non è così.

Tre esempi recenti.

In un discorso ai margini dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la signora von der Leyen ha spiegato ai suoi interlocutori: “Stiamo lavorando su un obiettivo per il 2040, che prevede una riduzione delle emissioni del 90%. Questo è il nostro percorso verso la neutralità climatica entro il 2050”.

Ha omesso di dire che la questione deve essere decisa dal Consiglio e dal Parlamento e che i Ventisette sono terribilmente divisi sul da farsi, tanto da non riuscire finora ad accordarsi sull’argomento.

Qualche giorno prima, illustrando le proposte di nuove sanzioni contro la Russia in guerra contro l’Ucraina, la presidente della Commissione europea aveva presentato le misure come se fossero già decise e di sua pertinenza. Solo alla fine del discorso ha precisato che le scelte finali spettano ai paesi membri.

Sempre in questi giorni, in una dichiarazione scritta resa nota dopo un incontro con il presidente Trump, la signora von der Leyen ha spiegato: “Entro il 2027, l’Europa avrà voltato definitivamente pagina sui combustibili fossili russi”. Questo è in effetti l’obiettivo. Molto dipenderà dalla Slovacchia e dall’Ungheria che continuano a importare petrolio russo via oleodotti.

In tutte queste circostanze, la presidente tende a oversell, come dicono gli inglesi. Ad esagerare. Poco importa, ai suoi occhi, se le sue proposte saranno oggetto di accesi negoziati politici e magari anche modificate in profondità. In realtà, a lungo andare, la strategia provoca un effetto ottico a lei probabilmente sfavorevole.

Una ultima considerazione. A livello nazionale, l’impopolarità di un esponente politico provoca in ultima analisi nuove elezioni o più semplicemente un avvicendamento. L’impatto riguarda tendenzialmente la persona ed eventualmente il suo partito.

A livello europeo, invece, il mio timore è che l’impopolarità di Ursula von der Leyen vada ad incrinare l’immagine della stessa Unione europea.

  • carl |

    Credo che dovremmo avere chiaro in mente che le figure di primo piano che vediamo giorno dopo giorno (ed anche più volte al giorno) comparire sui mezzi di comunicazione massa sono definibili degli “archetipi politici” emersi, scelti e “spinti”, ossia promossi su questo o quel proscenio nazionale e, alcuni, anche su quello internazionale. Ed essi vi recitano la propria parte per una certa durata, che dura fin che dura come “l’amore” dell’omonimo film…
    E ciò nell’Occidente nostro consente di parlare di “democrazia”, mentre in altre aree di “autocrazia”…
    Più di così, in questo cosiddetto “migliore dei mondi possibili”, è difficile aspettarsi e, dunque, anche per quanto riguarda i risultati sul piano pratico nel quale, a sommesso parere dello scrivente, il primo/più importante è e rimane quello di rendere possibile un lavoro a tutti coloro che abbiano sia l’età che la formazione per svolgerlo, sennò le cose peggiorano, o possono peggiorare.
    Poi ci sono tutti gli altri problematici fattori, che però anch’essi sono divenuti importanti (diciamo, ex aequo) e riassunti nella giustamente famosa espressione “I limiti dello sviluppo”, inquinamenti, sistemi sanitari e previdenziali e, non ultimo, l’istruzione il più generale e migliore possibile sul piano qualitativo.. Anche al fine di demistificare la famosa stima di U.Eco, e cioè che le società umane sarebbero caratterizzate da un 10% di furbastri, “svegli”, privi di remore, ecc. ecc. ecc. e un 90% di variamente “sprovveduti”..
    Va da sè che i governanti di turno emergono all’interno del 10% e, salvo rarissime eccezioni, ne sono lo “specchio”…
    Infine, c’è la possibilità di un più che memorabile regresso garantito dai mezzi bellici disponibili e che rimanderebbe letteralmente alle calende greche ogni pur relativa miglioria, o “progresso” che dir si voglia.

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