La battaglia di Donald Trump contro la Riserva Federale – Una storia americana

Ho già notato in questo blog quanto alcune delle decisioni più clamorose di Donald Trump siano radicate nella storia degli Stati Uniti. Dalla politica protezionistica in campo commerciale alle scelte relative ai diritti sessuali, il presidente è il riflesso di antiche correnti di pensiero.

Lo stesso vale per la Riserva Federale. È di queste ore l’annuncio da parte della Casa Bianca del licenziamento di Lisa Cook, 61 anni, esponente della banca centrale americana.

Il presidente Trump ha accusato la banchiera centrale (la prima nera a sedere nel consiglio di politica monetaria dell’istituzione americana) di essere coinvolta in una frode nel campo dei prestiti immobiliari.

Per ora, la signora Cook non è oggetto di indagine giudiziaria, ragione per cui molti osservatori ritengono il licenziamento pretestuoso (oltre che possibilmente illegale), e il tentativo della Casa Bianca di dominare le decisioni della Riserva Federale.

Tralasciamo i dettagli. La vicenda è interessante perché anche in questo caso Donald Trump riflette un certo scetticismo americano nei confronti del potere centrale e si inserisce in un vecchio dibattito nel paese sulla reale necessità di avere una banca centrale.

In un libro del 2009 e intitolato In Fed We Trust, David Wessel racconta che il primo segretario al Tesoro, Alexander Hamilton, fondò la Bank of the United States nel 1790, contro l’avviso di molti.

Nel mondo agricolo era allora radicata “una antipatia per le città, il commercio e la finanza”. Lo stesso Thomas Jefferson non credeva alla necessità di una banca centrale: “Credo sinceramente che l’establishment bancario sia più pericoloso di eserciti permanenti” (standing armies, in inglese).

Jay Powell e Lisa Cook durante un recente incontro del comitato di politica monetaria della Riserva Federale (Foto AP)

L’esperimento di Hamilton durò appena quattro decenni malgrado avesse avuto un certo successo nel garantire una qualche stabilità finanziaria al nuovo paese. Il presidente democratico Andrew Jackson decise di abolire la nuova istituzione nel 1832.

Nel corso dell’Ottocento gli Stati Uniti furono travolti da non meno di 13 crisi bancarie. Lo sconquasso del 1907 fu risolto grazie all’intervento prodigioso di J. Pierpont Morgan, che organizzò il salvataggio del sistema finanziario americano con altre banche newyorkesi.

Il 23 dicembre del 1913 il presidente Woodrow Wilson si arrese e firmò il Federal Reserve Act con il quale venne fondata l’attuale Riserva Federale (a titolo di confronto, la Banca d’Inghilterra risale al 1694, la Banca di Francia al 1800 e la Banca d’Italia al 1893).

Mai prima di Lisa Cook aveva la Casa Bianca silurato o tentato di silurare un esponente della banca centrale nei 111 anni di storia dell’istituzione finanziaria.

L’annuncio di Donald Trump giunge dopo che in luglio il presidente ha deciso di sostituire d’autorità Erika McEntarfer, a capo del Bureau of Labor Statistics, l’agenzia di statistica nata nel 1884. In altre occasioni, la Casa Bianca ha criticato il presidente della Riserva Federale, Jay Powell, minacciando di esautorarlo.

A rischio, in questo frangente, sono le agenzie federali indipendenti dal potere politico, tanto che molti temono per la credibilità del sistema finanziario americano. In questo contesto, sulla scia dell’annuncio relativo alla signora Cook, il dollaro si è ulteriormente indebolito contro le altre valute internazionali.

Anche in questo caso le scelte di Donald Trump possono sorprendere, ma sono il riflesso di un vecchio dibattito americano. In un libro di prossima pubblicazione, The Pursuit of Liberty, il costituzionalista americano Jeffrey Rosen sostiene che in fondo il presidente porta alle sue estreme (e pericolose) conseguenze il pensiero di Alexander Hamilton.

Quest’ultimo era convinto che il potere esecutivo eletto dal popolo dovesse avere l’ultima parola nelle scelte politiche, e che le agenzie federali dovessero essere alle sue dipendenze. Nel controbilanciare la Casa Bianca bastavano il potere giudiziario e il potere legislativo.

Di opinione opposta era ancora una volta Thomas Jefferson il quale difendeva i diritti degli stati federati e le libertà individuali. In questa ottica riteneva che agenzie indipendenti, almeno in alcuni campi, fossero indispensabili.

Le crisi finanziarie degli ultimi anni hanno dato alla banca centrale un ruolo primordiale. In questo senso, l’intento del libro di David Wessel – spiegare come la Riserva Federale sia  diventata “il quarto ramo del governo” – offre una interpretazione alle attuale scelte di Donald Trump.

  • habsb |

    Caro sig. Carl
    la scelta fra banca centrale e mano invisibile è illusoria: la banca centrale non è Dio e fa parte anch’essa del mercato. E’ formata da uomini e donne, che come chiunque altro inseguono il loro “particulare” e operano scelte gradite ai loro sponsor.
    Inoltre nessuna banca centrale è onnipotente: lo si è visto nel match fra Bank of England e George Soros, che ha permesso a costui di diventare plurimiliardario, e lo si è visto nelle innumerevoli crisi finanziarie della storia recente, 2000, 2008, 2020, senza bisogno di tornare al 1929 e ai duri anni 30. Prima delle banche centrali si stava peggio ? Non credo proprio.

  • carl |

    Un articolo pedagogico, e per più versi.
    Uno Stato abbisogna di una Banca centrale che emetta e gestisca al meglio la moneta, ossia uno strumento fondamentale per il buon andamento della civile convivenza..? Difficile negarlo, a meno di credere all’esistenza ed azione della cosiddetta “mano invisibile del mercato” che, nella fattispecie, svolgerebbe anche il ruolo di una Banca centrale e farebbe sì che la somma degli interessi individuali (il proprio “particulare”, anche avido) andasse per il meglio e tutti vivessero felici e contenti, come accade alla fine delle favole.. Invece il punto centrale è che sia coloro che incarnino la politica, la Banca centrale, questo e/o quell’establishment, ecc. ecc. siano competenti e dediti al cosiddetto “bene comune”..
    Ha fatto bene a menzionare il licenziamento della direttrice del Bureau of Labor Statistics, essendo noto che coloro che incarnano il potere (sia a tempo determinato che indeterminato) tendono a voler “addomesticare” anche i dati economici..
    Infine merita attenzione la cautela del presidente Jefferson, e non solo in merito all’establishment bancario, ma anche per quanto attiene le “standing armies” o eserciti permanenti che siano di “leva”, e cioè formati dai comuni cittadini, oppure formati da professionisti, volontari, “contractors”, “pretoriani”, ecc. E anche in proposito la storia è maestra..No?

  • habsb |

    Solo una domanda, dr. Romano.
    Ritiene che le banche centrali come la FED siano riuscite a evitare le crisi finanziarie ?
    Devo farle la lista di tutte le crisi finanziarie avvenute dalla fondazione della FED ai nostri giorni ?
    Le crisi finanziarie fanno parte del normale funzionamento dei mercati, e la FED non ci puo’ fare nulla.. Nel 1939, dopo 10 anni di new Deal e conseguente esplosione del debito statale USA (con gran gioia dei banchieri amici del miliardario Roosevelt) il tasso di disoccupazione USA era ancora a 2 cifre. FED o non FED.

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