Crisi della democrazia – Una analisi delle dinamiche umane nei ricordi degli anni 30

Gli ultimi avvenimenti internazionali fanno riflettere.

Negli Stati Uniti il nuovo presidente americano Donald Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi che esperti giuridici considerano in violazione della Costituzione. In Francia, il primo ministro centrista François Bayrou usa nel parlare degli immigrati le stesse parole sulfuree del Rassemblement National. In Germania, i democristiani della CDU flirtano con il partito di estrema destra Alternative für Deutschland, e rimettono in discussione il principio dell’asilo. In Italia divampano le polemiche tra la magistratura e il governo.

In molti paesi, antichi principi democratici sono in forse. Ne ho approfittato per riprendere in mano tre libri sul periodo nazista nella Germania degli anni Trenta. So che la situazione è diversa, ma vi sono circostanze in cui la storia può essere utile per valutare l’attualità, e in particolare le dinamiche umane.

Il primo volume si intitola Geschichte eines Deutschen – Errinnerungen 1914-1933. Scritto dal giurista e pubblicista Sebastian Haffner, il libro pubblicato postumo nel 2000 racconta del periodo fra le due guerre e dell’avvento di Adolf Hitler.

L’autore sottolinea la generale mancanza di reazione da parte della popolazione tedesca dinanzi ai soprusi dei nazisti prima ancora che giungessero al potere. Ha parole durissime nei confronti dei tedeschi. Parla di “terribile pusillanimità collettiva”, di “sottomissione belante”, di “debolezza morale”.

Più interessante, l’autore attribuisce l’accettazione popolare del nuovo regime alla scelta dell’opposizione di opportunisticamente abbandonare la scena: “L’elemento decisivo – scrive Haffner – è che la collera e il disgusto provocati dalla viltà e dal tradimento dei capi dell’opposizione hanno avuto la meglio temporaneamente sulla collera e l’odio nei confronti del vero nemico”.

Il presidente americano Donald Trump mentre firma i primi ordini esecutivi dopo l’insediamento alla Casa Bianca. Washington DC, gennaio 2025. Fonte: Copyright AP Photo/Ben Curtis

Ricorda poi che “in alcuni – in particolare tra gli intellettuali – vi era la convinzione di poter ancora cambiare il viso del partito nazista, aderendovi”.

Infine, denuncia la presenza di troppe persone “ostaggi della loro professione e dei loro orari, dipendenti da una serie di fattori che sfuggono al loro controllo, elementi di un meccanismo che non controllano, incamminati su rotaie e impotenti quando escono dai binari”.

Il secondo libro che ho ripreso in mano in questi giorni risale al 1955 e fu scritto da un giornalista americano (They Thought They Were Free – The Germans 1933-1945). Milton Mayer scelse di investigare le esperienze individuali, intervistando dopo la guerra dieci uomini, «dieci piccoli nazional-socialisti».

Gli intervistati appartengono tutti o quasi alla piccola borghesia: bancari, insegnanti, negozianti, artigiani, poliziotti, studenti. Più interessante è capire come e perché i tedeschi assecondarono il crescente e visibile autoritarismo del regime nazista.

Solo gradualmente, il regime nazista divenne autoritario e liberticida, sancendo «una separazione tra il governo e la sua popolazione». Senza accorgersene i tedeschi «sprofondarono in un mondo di odio e di paura, e chi odia e teme non si rende neppure conto di odiare e di temere; quando tutti sono trasformati, nessuno è trasformato», scrive l’autore.

Mayer chiese ai suoi interlocutori perché questi non reagivano alle violenze crescenti. La risposta fu che non vi era nichts dagegen zu machen, non vi era nulla che si potesse fare. In fondo dominava la terribile sensazione che non tutti fossero uguali dinanzi alla legge.

Infine, il terzo volume di questa serie uscì nelle librerie nel 1965 per mano di un giovane ricercatore americano. Nel libro intitolato The Nazi Seizure of Power: The Experience of a Single German Town, 1930-1935, William Sheridan Allen racconta minuziosamente l’arrivo al potere dei nazisti in una piccola cittadina nei pressi di Hannover.

Sottolinea quanto l’incertezza economica, la precarietà sociale, l’elevata disoccupazione contribuirono al successo di Adolf Hitler. Soprattutto, parla di “atomizzazione della società”, spiegando che le associazioni e i circoli furono aboliti o convertiti al Nazismo. Rapidamente prevalse il sentimento del ciascun per sé.

Infine, Allen nota la capacità del partito a rivolgersi con successo non solo alla classe media, ma anche ai più benestanti. La presenza intorno al nuovo presidente americano Donald Trump di numerosi miliardari fa riflettere.

Una ultima annotazione, o meglio avvertimento. Nel suo libro di memorie Sebastian Haffner ricorda il contrasto con il padre, un funzionario dello Stato dall’etica prussiana. Mentre il figlio era preoccupato da quanto stava accadendo, il genitore “minimizzava, sdrammatizzava, contrastava i miei commenti enfatici con una discreta ironia”.

“Lo scetticismo tranquillo – ammette l’autore – mi ha sempre convinto più di una perentoria grandiloquenza”. Eppure, aggiunge che in questa occasione il suo intuito si dimostrò corretto: “Esistono cose – scrive – che lo scetticismo tranquillo è impotente a padroneggiare”.

 

  • habsb |

    egr. dr. Romano
    nel secolo scorso abbiamo assistito a molti regimi autoritari di tipo fascista, in Europa ma anche in Asia e Sudamerica. La Rivoluzione Francese con il suo Terrore seguito da un Impero autoritario ne era stata d’altronde un chiaro modello e antesignano.

    Se tutti questi regimi sono stati sempre voluti e provocati da potenti forze che ne finanziarono l’ascesa, non poterono pero’ insediarsi e mantenersi in vita che grazie all’adesione del più gran numero.

    Adesione che nacque ogni volta per sfuggire ad una situazione di paura e precarietà in cui il governo precedente aveva abdicato (per seguire altri fini, per negligenza, per incapacità, per mancanza di fondi) alle sue responsabilità sovrane di mantenimento dell’ordine.

    Come scrisse Platone 2500 anni fa, il malgoverno trasforma la democrazia in licenza e la licenza in anarchia, favorendo lo sviluppo di una mala pianta: la tirannide.

    Oggi è indubbio che molti paesi sono tormentati dai flagelli della criminalità e di una giustizia che non funziona. Ovunque in Europa le popolazioni chiedono l’ordine, la fine di furti, corruzione, omicidi, traffici di stupefacenti, frodi fiscali e sociali, etc etc
    E gli attuali governi “democratici” sono incapaci di soddisfare queste esigenze, tutti presi come sono dagli obiettivi costosi quanto irrealizzabili della ridistribuzione, della lotta alla CO2, della guerra alla Russia.

    Donald Trump è stato uno dei primi a capire che la gran maggioranza chiede innanzitutto un lavoro (quindi fine dell’immigrazione incontrollata e delle delocalizzazioni), poi l’ordine necessario per vivere in sicurezza. Su entrambe le sponde dell’Atlantico, sono questi i temi che fanno vincere le elezioni, , e non certo l’Ucraina o le bandiere arcobaleno.

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