La Grecia sta forse superando l’Italia nella corsa alla modernità? Non mi riferisco tanto al tasso di industrializzazione, alla qualità del sistema educativo o ai più generali indicatori economici. Piuttosto guardo alla capacità del paese di rimettersi in discussione e di affrontare a viso aperto l’evoluzione dei costumi e i cambiamenti tecnologici.
In febbraio il parlamento greco ha approvato una legge che permette il matrimonio tra due persone dello stesso sesso. La coppia omosessuale può anche adottare figli. Il provvedimento, voluto dal premier di centro-destra Kyriakos Mitsotakis è stato approvato con 176 voti a favore e 76 voti contrari.
Nei giorni scorsi, la presidenza belga dell’Unione europea ha proposto ai suoi partner di firmare una dichiarazione (non vincolante) nella quale si sarebbero impegnati a difendere i diritti delle persone LGTBQI+. Il testo è stato firmato da 18 paesi, tra cui la Grecia. Nove si sono astenuti, tra cui l’Italia.
La dichiarazione è giunta mentre un rapporto dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA) rivela un aumento delle discriminazioni in Europa. Negli ultimi tempi, più di una persona LGBTIQ su due ha subito molestie motivate dall’odio, rispetto a una su tre nel 2019.
So che il paese reale è diverso da quello politico, e che la società italiana è più liberale e moderna di quanto non appaia ufficialmente. Ma come non temere che nel contesto odierno il rifiuto di firmare una dichiarazione contro l’omofobia non rischi nei fatti di avallare nuove violenze?
Sappiamo che in Italia il matrimonio tra omosessuali ancora non è possibile. Naturalmente, l’aborto è consentito, e il governo Meloni assicura che non intende rivedere la legge, ma secondo fonti di stampa le regioni governate dai partiti di governo ostacolano il desiderio delle donne di abortire.
Tentare di frenare l’evoluzione sociale o tecnologica è illusorio, se non spesso velleitario. Quando Carl Benz (1844-1929) presentò all’imperatore Guglielmo II il suo prototipo di automobile con motore a scoppio, il sovrano rispose con una punta di sufficienza: “Io credo al cavallo. L’automobile è solo un fenomeno temporaneo”.
A Vienna, nel Palazzo di Hofburg, l’imperatore Francesco Giuseppe non voleva né gli sciacquoni nei bagni, troppo rumorosi, né la luce elettrica nelle stanze, che – diceva – gli feriva gli occhi. Solo l’insistenza dell’imperatrice Elisabetta lo convinse ad accettare le nuove invenzioni del suo periodo.
Il premier Mitsotakis si è dimostrato più lungimirante, nonostante abbia dovuto fare i conti con una potentissima Chiesa ortodossa, contraria al matrimonio tra due persone dello stesso sesso. La scelta non è banale. La modernità va gestita e regolamentata più che combattuta e avversata. Ciò vale per l’intelligenza artificiale così come per i costumi sociali. Adattarsi per quanto possibile ai cambiamenti non è solo probabilmente saggio in un mondo globalizzato; è anche un modo per iniettare nella società una dose di innovazione capace di avere ricadute positive anche in altri campi, a cominciare dal pensiero.
La vicenda mi fa riflettere. Le ultime previsioni economiche della Commissione europea lasciano presagire una forte riduzione del debito pubblico greco: dal 161,9% del prodotto interno lordo nel 2023 al 149,3% del PIL nel 2025. Nel frattempo, il debito pubblico italiano è destinato a salire, dal 137,3% del PIL nel 2023, al 138,6% nel 2024, al 141,7% nel 2025.
Di questi tempi a Bruxelles la Grecia gode incredibilmente di una buona immagine. Nonostante un grave scandalo di spionaggio nel 2022, il premier Mitsotakis, diplomato a Harvard, è uno dei leader più ascoltati e ritenuti più affidabili. Il paese sta facendo grandi sforzi non solo per risollevarsi dalla crisi debitoria, ma anche per modernizzarsi.
Da qualche giorno, malgrado le proteste, i tassisti greci devono accettare il pagamento per carta bancaria. Più in generale, dieci anni fa solo il 5% delle transazioni avveniva per carta, oggi la quota è del 39%, in linea con la media europea. Nel 2017 si stimava che un terzo delle transazioni sfuggiva all’imposta sul valore aggiunto. Oggi la percentuale è scesa al 9%.
Non credo che la Grecia si libererà facilmente dalla sua anima bizantina e dalle sue abitudini levantine, ma sarà interessante capire nei prossimi anni come e quanto il paese cambierà.
(Nella foto tratta da Internet, la premier Giorgia Meloni, 47 anni, e il suo omologo greco Kyriakos Mitsotakis, 56 anni, in un recente incontro a Bruxelles – Photo by DIMITRIS PAPAMITSOS/PM PRESS OFFICE/EUROKINISSI)