Storicamente, i rapporti tra Italia e Olanda a Bruxelles sono stati difficili. Le tante differenze di approccio in campo economico hanno spesso avvelenato i rapporti. Troppo dispendiosa l’Italia. Troppo frugale l’Olanda. Eppure, nell’ultimo vertice europeo il primo ministro Mark Rutte e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni hanno avuto un lungo colloquio, di una ora secondo un diplomatico.
I due avrebbero discusso di molti temi, e avuto modo di conoscersi meglio. Hanno anche deciso che Mark Rutte avrebbe visitato Roma all’inizio di marzo, prima del prossimo Consiglio europeo. In prima battuta, nulla sembra legare i due dirigenti politici. L’olandese è un liberale di 55 anni, primo ministro dal 2010, ormai profondo conoscitore dei meccanismi comunitari. L’italiana è la leader 46enne di un partito post-fascista, ed è appena arrivata al potere.
Un partecipante ai lavori del Consiglio europeo ha parlato di “complicità” tra i due. Com’è possibile? Vi è certamente curiosità reciproca. L’Olanda è un paese influente del Nord Europa, l’Italia è una grande economia della zona euro. Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, l’iniziativa dell’incontro sarebbe giunta da parte olandese e la conversazione avrebbe contribuito in qualche modo a un compromesso sia sulla questione migratoria che sui temi economici.
Sul primo fronte, i Ventisette si sono accordati per rafforzare il controllo delle frontiere esterne, riconoscere la specificità dei confini marittimi, valutare il ruolo controverso delle ONG. Sul secondo versante, hanno deciso di allentare in qualche modo le regole sugli aiuti di Stato e rendere più flessibile l’uso dei fondi comunitari. Nei due casi, l’Italia, insieme ad altri paesi, ha raggiunto i suoi obiettivi.
Sui due fronti, L’Aja ha giocato la carta del compromesso. Come mai? A sorpresa, l’Olanda ha fatto della sovranità europea un suo nuovo cavallo di battaglia. In un mondo sempre più incerto e instabile, l’Unione europea è per il piccolo paese del Benelux, da sempre esposto ai grandi mercati internazionali, una oasi felice da preservare. Sul versante migratorio si tratta di garantire la sicurezza del territorio comune. Su quello economico, l’obiettivo è di rilanciare la competitività europea.
Fatta questa premessa, guardiamo le cose nel dettaglio. Per anni, se non decenni, l’Olanda ha accolto migranti con generosità. Continuerà a farlo, ma deve affrontare oggi una crisi demografica. Tra il 2012 e il 2021, la popolazione è cresciuta da 16,7 a 17,5 milioni di abitanti. Nel 2022, il paese ha registrato 110mila abitanti in più. L’ufficio nazionale di Statistica ha spiegato di recente che il traguardo dei 18 milioni potrebbe essere raggiunto entro la fine del prossimo anno.
Il 93% della popolazione olandese vive in aree urbane. Il paese si definisce ormai un city-state, una città-stato, tanto le città si toccano l’un l’altra. Sono emersi gravissimi problemi sociali: carenza di case, scuole, ospedali. Si capisce meglio quindi perché vi sia oggi a L’Aja maggiore attenzione alla questione migratoria, così come posta da Roma.
Lo stesso vale per l’economia. In passato, L’Aja avrebbe ignorato d’emblée le richieste italiane di maggiore flessibilità nell’uso del denaro comunitario, esortandola perentoriamente a riformare la sua economia e a ristrutturare la sua amministrazione. Oggi il tema è più complesso. L’Italia è strettamente legata a un bacino economico che ha nel Porto di Rotterdam un accesso ai grandi mercati internazionali.
Dal 2020, anno in cui è stata inaugurata la Galleria di base del Monte Ceneri, si sono moltiplicati i collegamenti ferroviari tra la città olandese e il Nord Italia. Nel 2021, l’Olanda ha esportato verso l’Italia per 25,5 miliardi di euro, mentre viceversa l’Italia ha esportato verso l’Olanda per 14,7 miliardi di euro. L’Italia è il settimo partner commerciale dell’Olanda. L’entourage del premier Rutte notava ieri la rilevanza dell’Italia per l’economia olandese e il porto di Rotterdam, sottolineando al contempo l’importanza di indirizzare i fondi disponibili verso la transizione verde e l’economia del futuro. In altre parole, il mancato uso dei fondi comunitari in Italia sarebbe un danno netto anche per l’economia olandese.
Insomma, sia sul versante migratorio che sul fronte economico, i due paesi hanno a sorpresa interessi meno lontani che in passato. Ciò non significa che la cautela reciproca sia scomparsa. Su temi quali il Patto di Stabilità, per esempio, il confronto rischia di rimanere sempre acceso.
(Nelle due foto, il primo ministro olandese Mark Rutte e la premier italiana Giorgia Meloni)