Sul fronte dell’immigrazione tutti i paesi europei sono in difetto, in un modo o nell’altro. Mentre nei giorni scorsi l’Italia rifiutava di accogliere i 234 passeggeri della nave “Ocean Viking”, Le Monde pubblicava il resoconto di un mancato salvataggio di una imbarcazione carica di migranti nella Manica. Dalle registrazioni pubblicate dal quotidiano francese emergeva che le autorità francesi e britanniche si rimpallarono la responsabilità di salvare i naufraghi. Era il 24 novembre del 2021 e morirono 27 persone.
Anche la Manica, non solo il Canale di Sicilia, è quindi teatro di tragedie. Il governo italiano potrà far valere la vicenda francese nel tentativo di indurre i suoi partner a ripensare nuovamente la strategia europea nell’affrontare la drammatica questione dell’immigrazione clandestina. A 11 anni dai primi sbarchi, in occasione delle rivolte in Tunisia del 2011, il tema rimane insoluto e controverso. Le autorità italiane si aspettano quest’anno 100mila arrivi sulle proprie coste.
Prevale da più parti l’opinione che l’Italia sia stata “lasciata sola” in questi anni. La realtà è più complicata. Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, il paese ha potuto contare bene o male sull’aiuto comunitario, sia finanziario che logistico. Vale la pena guardare le cifre e le informazioni messe a disposizione dalla Commissione europea.
Nel periodo 2014-2020, l’Italia ha ricevuto 1 miliardo di euro dal bilancio europeo, il tutto nell’ambito del programma AMIF, che riguarda l’asilo, i flussi migratori, la sicurezza e la gestione delle frontiere. Di questo miliardo, 295 milioni sono giunti per far fronte all’emergenza. Nel nuovo periodo di programmazione, sempre l’Italia rimarrà il maggior beneficiario di questa posta di bilancio tra i Paesi del Mediterraneo.
Per il periodo 2021-2027, l’Italia riceverà 497,2 milioni di euro dal nuovo AMIF e 315,1 milioni di euro dallo Strumento per la gestione delle frontiere e dei visti, i cui programmi sono attualmente in preparazione. Nel quadro dell’attuale periodo settennale, l’Italia è il terzo beneficiario dell’AMIF (dopo la Germania e la Francia; entrambi i paesi del Nord Europa sono tra le mete più ambite dei richiedenti asilo).
Sul versante organizzativo, l’Unione europea ha aperto un ufficio a Catania (lo European Regional Taskforce) dove funzionari comunitari e funzionari italiani lavorano fianco a fianco per coordinare il lavoro delle autorità italiane e degli organismi europei (ossia Frontex, Europol, e l’Agenzia europea per le questioni di asilo, nota con l’acronimo inglese EUAA).
Sempre Frontex conta 233 dipendenti di stanza in Italia, presenti in particolare a Lampedusa, Pozzallo, Taranto, Trapani, Crotone, Carbonia, Catania, Pantelleria, Siracusa, Lecce, Porto Empedocle e Cagliari.
Nella settimana del 14-20 novembre, Europol aveva tra i 27 e i 31 funzionari in giro per l’Italia, di cui sei a Lampedusa, due a Taranto, due a Lecce, sei a Trapani, due a Reggio Calabria, due a Crotone, e nove a Catania. «Europol assiste nei controlli di sicurezza secondari dei migranti appena arrivati e sostiene le attività di indagine nel contrasto al contrabbando e al terrorismo», spiega Anitta Hipper, portavoce della Commissione europea.
Infine, secondo i dati del 13 novembre scorso, l’Agenzia europea per le questioni di asilo (EUAA) aveva nel paese 166 persone, di cui 25 dipendenti a tempo pieno. Sei funzionari della EUAA sono attualmente a Bari per aiutare le autorità italiane nell’attuazione del Meccanismo volontario di solidarietà con il particolare compito di mediazione culturale e comunicazione con i migranti.
(Nella foto tratta dal sito del quotidiano Ouest France, un gommone carico di persone nella Manica)