Nel 2017, in un discorso alla Sorbona il presidente francese Emmanuel Macron aveva proposto la nascita di “un bilancio al cuore della zona euro”. Nel 2019, in una intervista al settimanale The Economist, aveva definito la Nato “in stato di morte cerebrale”. Nel 2021 aveva espresso la necessità di dare all’Unione europea “una nuova autonomia strategica”. Questa settimana a Strasburgo ha proposto ai Ventisette di mettere a punto “un nuovo ordine di sicurezza” in Europa, fuori dal quadro della Nato.
Il dirigente politico francese non manca di coerenza e costanza – due qualità che altri leader politici in Europa non hanno. Ha poi una eloquenza in pubblico unita a una conoscenza approfondita dei dossiers che anche in questo caso fa difetto a molti dirigenti nazionali. Sistematicamente, tuttavia, le proposte francesi per rafforzare il futuro dell’Europa provocano tra i partner preoccupazione e diffidenza.
In Italia e in Spagna si teme che la Francia voglia disegnare una Europa a sua immagine e somiglianza. In Germania si critica una visione poco concreta, come ha notato ancora a Strasburgo il capogruppo popolare tedesco: “Le abbiamo sentito parlare molto di sovranità – ha detto Manfred Weber parlando direttamente al presidente Macron -. Ma cinque anni dopo, l’Europa è forse più sovrana di prima?”.
A Est poi l’ambizione francese provoca diffidenza, soprattutto in campo militare. La reazione non si spiega solo per un europeismo freddo. Secondo le informazioni pubblicate sul sito della Nato, l’organizzazione militare è finanziata in due modi. Il primo modo è quello diretto. I singoli paesi membri versano nel bilancio dell’alleanza una quota in percentuale del loro prodotto interno lordo. In tutto circa 2,5 miliardi di euro per finanziare i programmi comuni.
Questa somma rappresenta appena lo 0,3% del totale della spesa in difesa dei 30 paesi alleati. Assai più importanti sono i contributi indiretti dei paesi membri. Nel 2006, i governi alleati hanno deciso di avere come obiettivo di spesa militare il 2% del loro prodotto interno lordo nazionale. Secondo gli ultimi dati del 2021, 10 paesi su 30 hanno raggiunto questo livello (erano tre nel 2014).
“La somma della ricchezza nazionale di tutti i paesi membri non americani è più grande della ricchezza degli Stati Uniti. Eppure, gli alleati non americani insieme spendono la metà di Washington per la difesa”, si legge nel sito dell’organizzazione militare. In altre parole, la spesa americana rappresenta più di due terzi della spesa militare totale dell’intera organizzazione internazionale. Insieme, Stati Uniti e Canada pesano per l’80% della spesa militare della Nato.
Ciò non significa che l’esercito degli Stati Uniti sia solo a disposizione della Nato, naturalmente. La sua proiezione internazionale è nota. Esperti militari, tuttavia, ammettono che Washington è l’unica capitale a poter mettere in campo in modo significativo risorse di intelligence, di sorveglianza e di ricognizione, rifornimenti aria-aria, difese da missili balistici e risorse aeree per la guerra elettronica.
È evidente quanto la presenza americana possa essere rassicurante agli occhi dei paesi dell’Est, preoccupati per la loro sicurezza. Possiamo rimproverare a questi paesi un europeismo freddo, se non opportunistico, ma nel campo della difesa la loro posizione è comprensibile. Tralasciamo per un attimo la Polonia, oggi un caso a sé per via di un governo esplicitamente euroscettico. I paesi baltici si sono dimostrati fedeli all’ideale europeo e sono oggi degli ottimi allievi dell’unione monetaria.
Eppure, sulla sicurezza nazionale non transigono. Sono probabilmente disposti a svincolarsi dalla Nato, ma solo quando l’Europa sarà pronta a eventualmente difenderli. Per ora, il Fondo per la Difesa da otto miliardi di euro per il periodo 2021-2027, le cooperazioni rafforzate in campo militare e possibilmente a breve una forza di rapido intervento di 5.000 uomini non sembrano bastare a far loro cambiar idea, tanto più che la Francia sulla condivisione della sua force de frappe non ha preso impegni.
(Nella foto proveniente dal sito della Nato, un aereo utilizzato dall’alleanza militare per perlustrare i cieli delle repubbliche baltiche)