Negli scorsi giorni, la Cina ha firmato insieme ad altri 14 paesi asiatici un accordo commerciale che gli specialisti considerano il più importante al mondo per numero di stati partecipanti. Il Partenariato regionale economico globale (noto con l’acronimo inglese RCEP) non è una intesa banale, una tra tante. Rappresenta un passaggio politico cruciale nel graduale in alcuni casi surrettizio riequilibrio del mondo, da Occidente verso Oriente, e conferma l’importanza per l’Europa di rafforzare la propria sovranità.
I paesi partecipanti sono, oltre alla Cina, il Giappone, la Corea del Sud, la Nuova-Zelanda, l’Australia e altri 10 governi dell’Associazione dei paesi del Sud-Est asiatico – vale a dire Vietnam, Malaysia, Singapore, Brunei, Indonesia, Filippine, Thailandia, Laos, Myanmar e Cambogia. Si è sfilata l’India, altrimenti tutti i grandi paesi della regione Asia-Pacifico sono presenti. Sono presenti in particolare paesi con i quali l’Unione europea ha firmato negli anni scorsi importanti accordi di libero scambio, come la Corea e il Giappone.
L’accordo concerne gli investimenti, il commercio, la proprietà intellettuale. Le intese commerciali di questo tipo sono certo importanti da un punto di vista economico, il tentativo è di rafforzare le filiere produttive nella regione, ma lo sono soprattutto in una ottica politica.
Quando Stati Uniti e Unione Europea tentarono nel 2013-2016 di negoziare uno storico quanto effimero accordo di libero scambio (noto con l’acronimo inglese TTIP), l’obiettivo era certo di rafforzare l’import-export, ma soprattutto di assicurare all’Occidente altri 20-30 anni di dominazione mondiale a livello normativo, vale a dire di fare sì che la regolamentazione tecnica dominante nel mondo fosse sempre euro-americana, almeno nel futuro prevedibile.
In questa ottica, l’intesa firmata domenica scorsa in Vietnam è nei fatti una sfida all’Occidente. In ultima analisi, l’obiettivo della Cina e dei suoi partner è di gettare le basi per standard normativi che non siano europei o americani, ma cinesi o asiatici. Non è il primo tassello di Pechino in questa strategia.
Qualche anno fa, nel 2014, il governo cinese decise di creare la Banca asiatica d’investimento delle infrastrutture (AIIB) nel tentativo di fare concorrenza alla Banca Mondiale e al Fondo monetario internazionale, due istituzioni la cui guida è tradizionalmente in mano agli Stati Uniti e all’Unione europea. Paesi europei – tra cui l’Italia – sono presenti nella AIIB, ma è evidente che la mano sul timone è cinese.
In buona sostanza, la firma del RCEP è un campanello d’allarme per gli Stati Uniti, ma soprattutto per l’Europa. È una ulteriore ragione per i Ventisette di fare blocco, di promuovere la loro sovranità economica in modo da meglio difendere i propri interessi nel mondo.
(Nella foto, la firma del Regional Comprehensive Economic Partnership in Vietnam domenica 15 novembre 2020)