La nomina di Federica Mogherini a rettore del Collegio d’Europa di Bruges ha provocato polemiche. Alcuni giornali europei hanno criticato esplicitamente la scelta, di cui sarebbe responsabile Herman Van Rompuy, ex presidente del Consiglio europeo e attualmente presidente del consiglio di amministrazione dell’università, con il sostegno della Commissione europea, principale contribuente della scuola.
Hanno notato che l’ex Alta Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza non rispetta i criteri di selezione dell’istituzione accademica. Il rettore dovrebbe essere scelto tra personalità che godono “di concrete qualità accademiche nel campo degli studi europei e di una esperienza provata nell’amministrazione e nella gestione di una struttura accademica di una certa complessità”. Di recente a Bruges la signora Mogherini, 47 anni e laureata in scienze politiche all’Università di Roma, è stata docente a contratto.
Altri commentatori hanno messo l’accento su una parabola poco trasparente che è sembrata un parachutage politique, vale a dire l’ennesimo favore fatto a una ex esponente della Commissione europea. La cooptazione tra politici (e non solo) è spesso la norma; e dà profondamente fastidio. Il clientelismo, quale esso sia, sminuisce il merito personale; spezza la concorrenza; contribuisce a un clima di frustrazione.
Eppure, la nomina della signora Mogherini, la cui conferma definitiva è attesa dagli organismi universitari a fine mese, potrebbe essere assai meno criticabile di quanto non appaia a prima vista. L’ex Alta Rappresentante non ha forse i titoli accademici per guidare il collegio d’Europa; potrebbe tuttavia avere le qualità personali e l’esperienza internazionale.
La scuola di Bruges nacque nel 1949, conta 150 professori e 500 studenti. E’ una istituzione accademica post-universitaria, nata per la formazione soprattutto di funzionari comunitari e diplomatici nazionali. Negli ultimi 20 anni, tuttavia, è sembrata mancare almeno in parte una rivoluzione accademica che ha trasformato radicalmente i concorrenti.
In Europa, il collegio ha perso smalto rispetto ad altre istituzioni universitarie nelle scienze sociali che si sono date da fare per aprirsi agli studenti asiatici o americani, ampliare l’offerta accademica, creare doppi diplomi: Oxford, Cambridge, Sciences Po, la London School of Economics, la Bocconi. La scuola comunitaria è invece rimasta confinata agli studi europei e diplomatici (salvo per un recente accordo con la Tufts University).
Perché bocciare d’emblée la nomina di Federica Mogherini? Da Alta Rappresentante ha guidato un servizio comunitario che conta oltre 4.000 funzionari. Nei cinque anni trascorsi nella Commissione Juncker, ha trattato le grandi questioni internazionali di questo inizio secolo: la crisi dei rifugiati, il nucleare iraniano, il nuovo isolazionismo americano, gli attentati islamisti, lo sconquasso venezuelano, l’annessione russa della Crimea, il delicato rapporto con la Cina.
Si può capire che agli occhi di Herman Van Rompuy il Collegio d’Europa possa beneficiare grandemente dell’esperienza diplomatica e della notorietà internazionale della signora Mogherini, a tutto beneficio di professori, studenti e futuri diplomati. Il pantouflage – come i francesi chiamano il passaggio degli alti funzionari dal settore pubblico al settore privato – è spesso criticabile, ma è anche l’occasione per mescolare i generi e rimettere in discussione lo status quo.
Mantenere le carriere in compartimenti stagni è certamente un modo per evitare il germe della politicizzazione, ma senza forme di contagio reciproco tra le professioni non avremmo scoperto i talenti letterari dell’uomo politico Winston Churchill; quelli politici del giornalista Giovanni Spadolini; o quelli manageriali di André Malraux, che da autodidatta (non aveva neppure la maturità) fu ministro della Cultura per dieci anni del generale Charles de Gaulle.
(Nella foto tratta da Twitter, Federica Mogherini con l’allora presidente americano Barack Obama)