“I tassi d’interesse negativi stanno fomentando in Olanda una reazione sociale non dissimile da quella dei gilets jaunes in Francia”. La frase di un funzionario olandese mette in luce un fenomeno che in molti paesi del Sud Europa è spesso ignoto. Sappiamo che la politica monetaria della Banca centrale europea è criticata da molti governi. La recente decisione dell’istituto monetario di ridurre ulteriormente il costo del denaro ha provocato le clamorose critiche di alcuni banchieri centrali. Fanno paura il rischio di bolla finanziaria, così come una eventuale monetizzazione dei debiti pubblici o il pericolo di creare azzardo morale, ma non solo.
In Olanda, la preoccupazione della kleine Leute riguarda l’impatto sui conti bancari, sul risparmio e in ultima analisi sui fondi-pensione. Il presidente di ING, Ralph Hamers, ha sostenuto qualche giorno fa che la banca potrebbe decidere di imporre tassi d’interesse negativi sui conti di risparmio. Ciò si tradurebbe nella necessità per il risparmiatore di pagare la banca per mantenere il risparmio sul proprio conto. Un’altra possibilità, meno controversa, è di imporre commissioni anche sulle operazioni online.
La presa di posizione ha scatenato sulle reti sociali la reazione inviperita di molti correntisti. D’altro canto, il quotidiano olandese Financieele Dagblad dava voce di recente a Elwin de Groot, analista di Rabobank, secondo il quale “le banche olandesi hanno in deposito presso la BCE 138 miliardi di euro, una somma che costa loro lo 0,4%”, ossia circa 500 milioni di euro all’anno. Da sola, ABN Amro versa alla BCE 120 milioni di euro all’anno, ossia il 5% dei suoi profitti annuali.
Il tema non riguarda solo le banche e il risparmio, ma anche i fondi-pensione. L’Olanda ha tre tipi di sistemi pensionistici: quello statale (riservato a tutti i cittadini olandesi e pari al 50-70% del salario minimo), e due integrativi: quello aziendale o professionale (a cui contribuisce il 90% dei dipendenti), e quello puramente individuale. Gli ultime due sono privati, gestiti da fondi-pensione. In agosto, i due fondi ABP e Zorg & Welzijn hanno avvertito di avere denaro per coprire il 95% dei loro impegni pensionistici. A meno di un aumento della percentuale da qui a fine anno, hanno preannunciato tagli alle pensioni. Insieme, ABP e Zorg & Welzijn hanno 5,8 milioni di iscritti.
In settembre, da Francoforte, l’Autorità europea di vigilanza del sistema pensionistico (EIOPA) ha spiegato che “bassi tassi d’interesse sono un fattore importante nello spiegare la bassa redditività delle banche e rappresentano il rischio principale dei settori assicurativi e pensionistici”. In luglio, la stessa EIOPA aveva parlato di un livello di rischio elevato “a causa di un ulteriore calo dei tassi d’interesse così come di un minore ritorno sull’investimento nel 2018, che stanno mettendo sotto pressione le società di polizze-vita che offrono rendimenti garantiti”.
In altre parole, i tassi d’interesse negativi stanno mettendo in dubbio non solo il valore del risparmio, ma anche il livello dell’assegno pensionistico e in ultima analisi la solidità degli stessi fondi-pensione. In alcuni casi, questi si sono impegnati a versare un assegno minimo. A causa dell’andamento dei tassi d’interesse, potrebbero essere costretti a mettere mano al loro capitale per rispettare l’impegno assunto con il pensionato.
In Olanda, la politica monetaria della BCE è tema sociale di grande importanza. Si capisce meglio perché le recenti decisioni siano state criticate sia dall’attuale governatore Klaas Knot che dal suo predecessore Nout Wellink. Ciò detto, il rischio di deflazione rimane elevato. Per evitare il peggio, delle due l’una: o si usa la politica monetaria o si spende denaro pubblico. Nello stesso modo in cui l’Italia deve capire che il suo elevato debito pubblico è un rischio per se stessa e la zona euro, l’Olanda deve chiedersi se il pareggio di bilancio non sia di questi tempi un obiettivo pericoloso.
(Nella foto, il governatore olandese Klaas Knot, 52 anni – Foto tratta dal sito AD)