Ventisei nuovi commissari, la massima espressione degli “euroburocrati” secondo alcuni, saranno oggetto di audizioni parlamentari, da oggi fino all’8 ottobre. Nessuno di loro si appresta ad affrontare “una gita di piacere”, per citare il titolo di un film di Claude Chabrol del 1975 (Une partie de plaisir). Le audizioni sono regolate al minuto e riflettono bene il ruolo crescente del Parlamento europeo nella democrazia comunitaria. Un piccolo vademecum per capire come si svolgeranno i prossimi giorni può essere utile anche per capire come sta evolvendo la politica europea.
I commissari saranno sentiti dalle commissioni parlamentari che seguono il loro portafoglio e che nei giorni scorsi hanno inviato loro domande scritte (qui il calendario). L’audizione durerà tre ore, e sarà ritrasmessa in diretta su Internet. Ogni commissario inizierà con una introduzione di 15 minuti. poi seguiranno 25 domande. Ogni domanda potrà durare un minuto, le risposte massimo tre minuti. Le domande saranno distribuite tra i gruppi politici secondo il metodo d’Hondt, in proporzione quindi alla forza politica del singolo gruppo.
Finita l’audizione, i rappresentanti dei diversi gruppi politici si riuniranno a porte chiuse per valutare l’esame. Se il candidato ottiene due terzi dei consensi delle forze in campo, il test sarà ritenuto passato. Altrimenti, la persona tornerà ad essere oggetto di ulteriori domande da parte dei parlamentari, per una altra ora e mezzo, con il benestare della conferenza dei capigruppo. Se mancasse ancora una volta il consenso dei rappresentanti dei diversi gruppi politici, il candidato sarà messo ai voti dell’intera commissione e dovrà quindi ottenere una maggioranza semplice dei deputati a scrutinio segreto.
La regola dei due terzi è nuova. Prima della riforma del 2017, bastava che il candidato ottenesse “una ampia maggioranza”. I parlamentari dovranno valutare se la persona è adatta a diventare commissario e se è adatta al portafoglio a cui è stata destinata. Prima dell’audizione, la commissione affari giuridici ha valutato i curricula e le dichiarazioni di interesse dei singoli candidati per verificare che non ci fossero conflitti d’interesse. La valutazione sembra più politica che giuridica, e può lasciare perplessi. Ciò detto, sui 26 candidati, 10 di loro sono stati costretti a offrire ulteriori rassicurazioni; e due di loro – Rovana Plumb e Laszloo Trocsanyi – hanno subito la sospensione della loro audizione. Sapremo nelle prossime ore cosa accadrà loro.
Il Parlamento europeo non ha il potere di sfiduciare un commissario, ma può con la pressione politica imporre un rimpasto delle deleghe o un cambio del candidato. Il voto dell’assemblea, previsto il 23 ottobre a Strasburgo, porta sull’intero esecutivo comunitario, che ottiene la fiducia in blocco. Nel caso non ottenesse una maggioranza dei voti per appello nominale, la Commissione come tale non vedrebbe la luce, ma la presidente Ursula von der Leyen rimarrebbe in carica, perché è stata eletta in luglio.
I candidati-commissari non stanno prendendo alla leggera l’audizione che li aspetta. In questi giorni in Parlamento molti di loro sono stati notati mentre si apprestavano a incontrare deputati e capigruppo. Molti hanno rifiutato interviste prima dell’audizione. Altri addirittura hanno preferito aspettare prima di concludere la formazione del loro gabinetto, in attesa della fiducia dell’assemblea parlamentare. Il controllo parlamentare europeo ricorda più le audizioni nel Senato americano che quelle effettuate nei parlamenti europei. I più critici metteranno l’accento su una valutazione dei conflitti d’interesse più politica che tecnica, più soggettiva che oggettiva. Hanno ragione. Ma forse è la conferma del fatto che i commissari sono esponenti politici e che il Parlamento europeo ha un ruolo cruciale nella formazione della Commissione europea.
(Nella foto, la signora von der Leyen presenta la sua Commissione a Bruxelles il 10 settembre scorso – Foto tratta dal sito di Radio France)