Francia-Germania – Perché sulle proposte francesi di riforma della zona euro Berlino frena

Sembrano fare del surplace i negoziati tra la Francia e la Germania sul futuro della zona euro. Qui a Bruxelles si spera ancora in un accordo che possa essere sancito nel vertice europeo di giugno per dare nuovo impeto all’unione monetaria. In ballo ci sono il completamento dell’unione bancaria, la nascita di un bilancio della zona euro, l’uso del Meccanismo europeo di Stabilità (ESM) come paracadute del Fondo europeo di risoluzione bancaria, possibilmente la trasformazione dello stesso ESM in Fondo monetario europeo.

German Chancellor Angela Merkel welcomes French President Emmanuel Macron at the building site of the Humboldt Forum in Berlin, Germany, April 19, 2018. REUTERS/Axel Schmidt

Nella foto, il cancelliere federale Angela Merkel accoglie il presidente francese Emmanuel Macron nella sede del futuro Humboldt Forum a Berlino il 19 aprile 2018 REUTERS/Axel Schmidt

 

Lo sguardo corre a Berlino che nelle ultime settimane ha frenato su non pochi di questi aspetti. Perché? Al netto delle diversità di veduta su come declinare i principi di solidarietà e responsabilità, vedo tre ragioni.

La prima è certamente politica. La grande coalizione al potere in Germania è debole. L’alleanza democristiana-socialdemocratica gode di una maggioranza limitata al Bundestag: 44 voti rispetto ai 132 voti della legislatura precedente. Al Bundesrat poi, la grosse Koalition è tendenzialmente in minoranza, poiché i Länder governati da una grande coalizione o da uno dei due partiti sono appena 5 su 16. Per di più, la CDU-CSU è in chiara difficoltà dinanzi a un partito euroscettico quale Alternative für Deutschland, che a destra è una minaccia evidente per i democristiani, soprattutto in un anno elettorale: si vota nel 2018 sia in Assia che in Baviera. Frenare le riforme dell’unione monetaria appare essere un modo per limitare l’emorragia di voti.

La seconda ragione è più generale. In un momento di debolezza della Germania, l’ardore con il quale la Francia e il presidente francese Emmanuel Macron promuovono la necessità di riformare la zona euro è fonte di nervosismo a Berlino. Sia in politica che in economia, Francia e Germania hanno tendenze diverse. Il primo paese è centralizzatore, giacobino, ama i passi grandi e ambiziosi. Ha proposto a suo tempo la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA); ha dato vita al Minitel, al TGV, al Concorde. Il secondo è federale, decentrato, preferisce avanzare, assemblando piccoli tasselli. Anziché inventare preferisce perfezionare; anziché creare novità preferisce migliorare l’esistente. In Francia, la politica deve volare alto, gli attendenti seguiranno. In Germania, la politica deve accompagnare, guidare anche, ma sempre tenendo conto delle tante sensibilità regionali. In altri momenti, la Germania avrebbe potuto reagire in modo più propositivo, più coraggioso. Più debole che in passato, oggi il paese è spiazzato dalle proposte provenienti da Parigi, che ritiene probabilmente più nazionaliste che europeiste.

Infine la terza ragione del surplace tedesco è legata al rapporto tra il presidente Emmanel Macron e la cancelliera Angela Merkel. Al di là della differenza di età (23 anni) e di esperienza politica, i due non potrebbero essere più diversi. Basta osservarli in una conferenza stampa congiunta. Il primo è pronto a battagliare con i giornalisti, così come questa settimana non ha esitato a battagliare con i deputati al Parlamento europeo. Le sue risposte sono lunghe, articolate, verbose. Come nei dîners en ville vuole sorprendere il pubblico con una formula brillante o una citazione intelligente. Nulla a che vedere con le risposte della signora Merkel: calibrate, brevi, concrete, prudenti. Il primo ha studiato da amministratore francese; la seconda da fisica tedesca. Il primo rivendica la sua irruenza, la seconda difende la sua pazienza. Il primo ha trasformato una recente visita privata in India con sua moglie in una seduta fotografica a uso e consumo dei media popolari. La seconda rifugge dalle immagini fotografiche ed è gelosa della propria vita privata.

Non arriverei al punto di dire che la signora Merkel non si fida del presidente Macron, ne apprezza certamente il dinamismo; ma come minimo non sono sulla stessa lunghezza d’onda personale. Tutto ciò non significa che la Germania e la Francia non riusciranno a fare passi avanti nel gestire il futuro della zona euro. In questo momento, la cancelliera lascia la scena al suo omologo a Parigi e soprattutto ai suoi alleati a Berlino. Poi le toccherà fare la sintesi tra gli interessi tedeschi, le pressioni francesi e le esigenze europee.

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