Le trattative tra Londra e Bruxelles sull’uscita del Regno Unito sono entrate nel vivo questa settimana, con una tornata negoziale di quattro giorni, iniziata ieri e destinata a terminare giovedì. Intanto, un articolo di The Guardian di qualche settimana fa spiegava che nel Regno Unito c’è il rischio di Brexodus, ossia c’è il timore che molti dei cittadini europei attualmente residenti in Gran Bretagna – in tutto circa 3,2 milioni, di cui 600mila italiani – possano decidere di lasciare il paese e tornare sul continente in risposta all’incertezza provocata dalla scelta britannica di divorziare dall’Unione. Addirittura, uno studio della società di consulenza Deloitte ha sostenuto che la metà dei lavoratori comunitari particolarmente preparati e istruiti potrebbe emigrare dal Regno Unito nei prossimi cinque anni. Il rischio di Brexodus – di un esodo di popolazione provocato da Brexit – non è presente solo in Gran Bretagna. Anche la Spagna guarda con preoccupazione all’incertezza provocata dalla scelta britannica del referendum del 23 giugno 2016. Il paese è quello tra i 27 paesi membri dell’Unione che conta la più nutrita popolazione inglese: ufficialmente sono circa 300mila, ma in realtà si calcola che siano 650mila i britannici che risiedono in Spagna. Alcuni giunti recentemente. Altri che hanno scelto il territorio spagnolo fin dagli anni 70 e 80, spesso per trascorrere il periodo della pensione in un paese dove il clima è temperato, la cucina buona, l’amministrazione efficiente, e lo spirito amichevole.
Preoccupata dall’eventuale partenza di questa nutrita e benestante comunità, la diplomazia spagnola vuole combattere l’incertezza giuridica; evitare la nascita di meccanismi legali paralleli (inglese ed comunitario) che potrebbero divergere; ottenere garanzie che possano rassicurare, in particolare sul fronte previdenziale, sia gli spagnoli in Gran Bretagna che i britannici in Spagna. In quest’ultimo paese, i cittadini britannici vivono soprattutto nella regione di Valencia, nell’Andalusia, e naturalmente sulle isole Canarie e Baleari. La National Association of British Schools in Spain conta non meno di 52 scuole inglesi nel paese. Informazioni anedottiche confermano la preoccupazione del governo spagnolo. Sul sito britishexpats.com, molti cittadini britannici danno voce alle preoccupazioni sul loro futuro. Non per altro, i residenti in Spagna hanno creato una lobby per premere sul governo inglese perché questo difenda i loro interessi. In alcune regioni, per ammissione dello stesso establishment spagnolo, il peso dei residenti britannici nell’economia locale è rilevantissimo. Un esodo provocherebbe non pochi danni economici. I cittadini di Sua Maestà risiedono nelle case costruite durante il boom immobiliare e abbandonate a loro stesse con lo scoppio della bolla. Di qui la paura di un eventuale Brexodus e la necessità secondo Madrid di trovare un accordo convincente sui diritti dei cittadini britannici in Europa e dei cittadini europei nel Regno Unito. Una ultima precisazione. L’Italia non ha gli stessi timori della Spagna: nella Penisola i britannici residenti sono appena 150mila.
(L’immagine, apparsa in rete nel 2016, è un foto-montaggio di uno striscione ironico sulla facciata del palazzo comunale di Madrid)
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PS: nel frattempo, ho scoperto che le comunidades autonomas hanno pubblicato una relazione sui rischi di Brexit per le amministrazioni locali spagnole. Il testo è disponibile qui: Brexit e le comunidades autonomas spagnole.