Il Regno Unito ha messo questa settimana il veto all’attesa approvazione di una revisione di medio termine del bilancio comunitario 2014-2020. La decisione è giunta a sorpresa ed è stata giustificata dal rappresentante britannico per via delle elezioni anticipate dell’8 giugno. A ridosso del voto, il governo non avrebbe i pieni poteri per dare il suo benestare a livello europeo. Diplomatici qui a Bruxelles si sono detti sorpresi dalla decisione. L’approvazione di martedì era un atto puramente procedurale; qualche giorno prima – il 12 aprile – i rappresentanti permanenti avevano tutti dato il loro benestare su istruzione del loro governo, dopo che già il 7 marzo vi era stato un primo via libera. A Londra si dice che la sospensione del benestare è legata esclusivamente al purdah period pre-elettorale. L’idea è che dopo l’8 giugno la decisione possa essere presa senza intoppi. Interpellato qui a Bruxelles, un portavoce del governo May ha detto: “Le nostre linee-guida precisano che vi possono essere casi nei quali i ministri decidano, alla luce del voto, di tentare di rinviare scelte o voti su dossiers sensibili”. Ha poi aggiunto: “Non si tratta di un cambiamento di posizione. Vogliamo semplicemente rinviare un voto su una questione delicata, rispettando il nostro protocollo pre-elettorale”. A Bruxelles, tuttavia, alcuni negoziatori non possono fare a meno di chiedersi se il Regno Unito non abbia voluto con questa decisione tenere a propria disposizione una carta da usare nel negoziato sulla sua uscita dall’Unione, che dovrebbe iniziare proprio in giugno. La revisione del bilancio 2014-2020 prevede tra le altre cose un riorientamento di alcune risorse a favore della crescita dell’economia e della gestione dell’immigrazione.
I Ventisette si riuniranno domani per approvare le linee-guida negoziali che devono servire all’Unione per negoziare l’uscita del Regno Unito dall’Unione. Il testo è stato negoziato in queste ultime quattro settimane. I Ventisette mettono l’accento su tre aspetti. Prima di tutto, vogliono una trattativa in due fasi: la prima dedicata al divorzio e la seconda al nuovo accordo di partenariato. In secondo luogo, vogliono trovare soluzioni al più presto sui diritti dei cittadini coinvolti in prima persona da Brexit: le persone europee che vivono in Gran Bretagna e i cittadini britannici che risiedono nel continente. Infine, c’è il desiderio di raggiungere un accordo sugli impegni finanziari del paese nei confronti dell’Unione. Londra non è d’accordo sulla strategia comunitaria. E’ convinta anch’essa che sia necessario rassicurare velocemente i cittadini, ma vorrebbe che si discutesse insieme di divorzio e di partenariato. Soprattutto sarà difficile per il governo britannico annunciare alla propria pubblica opinione la necessità di versare nuovo denaro a Bruxelles proprio mentre esce da una Unione che molti britannici considerano troppo costosa. Diplomatici qui a Bruxelles si aspettano negoziati difficili, a dispetto del tentativo di Londra e di Bruxelles di dare un quadro il più rasserenante possibile di Brexit. La questione finanziaria rischia di accendere gli animi. I Ventisette non vogliono perdere denaro, mentre il Regno Unito punta a ridurre il conto finale, che secondo stime ufficiose potrebbe ammontare a 60 miliardi di euro. Si teme che Londra voglia aspettare l’accordo di partenariato prima di chiudere questa partita in modo da compensare il negativo aspetto finanziario con un positivo risultato commerciale, ed evitare di scontentare la pubblica opinione nazionale. Peraltro, l’uscita del paese dell’Unione dovrebbe avvenire nel 2019, mentre l’attuale bilancio comunitario scade nel 2020. Si rischia un buco di nove miliardi di euro che i Ventisette vorranno certamente risolvere con l’aiuto britannico. Di qui il dubbio di alcuni diplomatici relativo alla scelta britannica di sospendere il benestare alla revisione dell’attuale bilancio. Si capirà dopo l’8 giugno se il sospetto era lecito, o invece un processo alle intenzioni.
(Nella foto, la prima ministra britannica Theresa May e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker durante un loro incontro questa settimana a Londra)
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