Per molti europei, il porto di Zeebrugge è tristemente famoso. Il 6 marzo del 1987, il traghetto MS Herald of Free Enterprise si inabissò al largo delle coste belghe, provocando per un errore umano la morte di 193 persone. A trent’anni di distanza, l’incidente non è stato dimenticato, e ancora il mese scorso sono state ricordate le vittime; ma mai come oggi lo sguardo dei dirigenti del porto belga è tutto rivolto al futuro, e in particolare all’uscita del Regno Unito dall’Unione. Il Belgio è tra i paesi europei che più è preoccupato da Brexit. Situato sul Mare del Nord, il porto di Zeebrugge è un trampolino europeo verso il mercato britannico che rappresenta per la società portuale il 45% del suo giro d’affari. Non per altro, insieme all’Irlanda, alla Danimarca e all’Olanda, il Belgio teme gravi ripercussioni economiche dalla decisione della Gran Bretagna di lasciare il grande progetto comunitario a cui aveva aderito nel 1973 quando a Downing Street abitava il primo ministro conservatore Edward Heath.
Questo articolo è stato pubblicato martedì 25 aprile dal Sole/24 Ore. Qui il seguito del reportage da Zeebrugge.