Un film del 1984 si intitolava Ghostbusters (Acchiappafantasmi, il titolo in italiano). Raccontava di una squadra di cacciatori di fantasmi in una New York dove i fenomeni paranormali erano la norma, o quasi. A 30 anni di distanza, la Commissione europea si è dotata di Mythbusters, cacciatori di miti, una squadra di specialisti chiamata a contrastare la disinformazione relativa all’Europa e alle sue istituzioni. La EastStratCom (un acronimo che sta per East Strategy Communication) è nata già da un anno e mezzo, nel settembre del 2015. Poco alla volta è cresciuta nel tempo e conta oggi 13 esperti, chiamati a migliorare l’informazione nelle regioni orientali dell’Unione preoccupate dall’influenza russa. La squadra organizza campagne informative, comunica su particolari argomenti ad hoc, studia eventuali tendenze alla disinformazione. Secondo le informazioni provenienti dalla Commissione europea, gli esperti sono dipendenti comunitari e funzionari nazionali, e parlano numerose lingue, tra cui il russo. Tra i compiti dei Mythbusters vi è quello di correggere la disinformazione, ma non di effettuare contro-propaganda. La squadra si avvale di una rete di 400 informatori – giornalisti, diplomatici, studiosi, docenti – che in 30 paesi del mondo scovano eventuali fonti di disinformazione sull’Unione europea. Sono presenti su Twitter (@EUvsDisinfo) e su Facebook (Facebook page “EU vs Disinformation”). Lo sguardo è puntato in particolare contro la Russia, che è ritenuta responsabile di spargere informazioni negative o addirittura false sul progetto comunitario.
Bruno Kahl, il direttore del Bundesnachrichtendienst (i servizi segreti tedeschi per l’estero), ha spiegato alla Süddeutsche Zeitung in dicembre che pirati informatici russi stanno influenzando il processo democratico in alcuni paesi, tra cui la Germania: “Abbiamo le prove di attacchi cibernetici che hanno come obiettivo di provocare incertezza politica (…) I responsabili vogliono delegittimare il processo democratico (…) Si tratta di una pressione inaccettabile esercitata sul discorso pubblico e sulla democrazia”. La stessa cancelliera Angela Merkel ha lasciato intendere che ad agire sarebbe lo stesso governo russo. C’è preoccupazione per l’eventuale impatto sulle elezioni federali dell’autunno prossimo, dopo che vi sono stati dubbi sull’influenza che la disinformazione possa avere avuto sul voto americano del novembre scorso. Un esempio recente dell’influenza russa in Europa è giunto lunedì quando l’agenzia di stampa russa Sputnik ha dato voce a un concorrente politico di Emmanuel Macron, candidato centrista alle presidenziali francesi, che ha accusato quest’ultimo di essere un uomo degli Stati Uniti e un lobbista bancario, oltre che un omosessuale per via della sua amicizia con Pierre Berger, ex compagno di Yves Saint Laurent. Le accuse provvenivano da Nicolas Dhuicq, un deputato del partito neogollista Les Républicains. Sputnik è stata creata dal governo russo nel 2014; il suo slogan è Telling the Untold, raccontare ciò che non viene raccontato. Quando si interroga la Commissione europea sul perché la Russia dovrebbe voler influenzare la vita politica europea, la risposta è banale: perché vuole la fine del processo di integrazione comunitaria. Molti fanno fatica a immaginare che vi sia veramente una strategia russa. Presupponendo per un istante che in effetti vi sia disinformazione russa contro l’Europa, questa scelta è dettata probabilmente da politiche europee ritenute a torto o a ragione anti-russe così come da una buona dose di nazionalismo russo. C’è di più. Nello stesso modo in cui negli anni 80 Mikhail Gorbacev decise con la perestroika di tentare una modernizzazione dell’Unione Sovietica per rispondere alla nascita del mercato unico europeo, oggi non si può escludere che l’anti-europeismo russo sia anche dovuto all’euro: un insuccesso per molti europei, ma una minaccia per molti russi.
(Nella foto, Emmanuel Macron, 39 anni, candidato alle presidenziali francesi)
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