Nonostante la recente decisione dell’Alta Corte di imporre al governo britannico di chiedere al Parlamento una conferma della scelta popolare di lasciare l’Unione abbia creato nuova incertezza sul futuro del Brexit, sia il Consiglio che la Commissione continuano i lavori preparatori in vista di negoziati che inizieranno non appena il governo May notificherà la scelta di uscire dall’Unione. Per ora, qui a Bruxelles, ci si aspetta un rallentamento dell’iter, non una rimessa in discussione della scelta. Con Londra, Bruxelles dovrà negoziare due accordi: il primo di divorzio e il secondo tutto dedicato alla nuova relazione tra la Gran Bretagna e i suoi ventisette ex partner. La prima intesa dovrebbe essere relativamente semplice. La seconda molto più complicata. Diplomatici europei non nascondono le loro preoccupazioni. La Gran Bretagna vuole continuare ad avere il pieno accesso al mercato unico, ma senza sottostare alle quattro libertà fondamentali: libera circolazione delle merci, dei servizi, dei capitali e delle persone. L’ultima è il nodo più controverso. Poiché l’inghilterra non vuole sentir parlare di libera circolazione, i 27 frenano sull’accesso al mercato unico. In questa vicenda, lo sguardo corre alla Svizzera. La Confederazione elvetica sta negoziando modifiche alla libera circolazione delle persone dopo che una iniziativa popolare nel 2014 ha rivelato che una maggioranza degli svizzeri è a favore di quote, una richiesta incompatibile con le regole comunitarie che la Svizzera ha accettato nel 1999, con la firma di una serie di intese bilaterali. La lezione svizzera ha due aspetti. Da un lato, la soluzione pratica che si troverà con il paese potrebbe servire da modello nei negoziati con Londra. Dall’altro, dietro al rapporto Svizzera-Ue c’è un errore che i diplomatici comunitari non vogliono ripetere nelle trattative con il Regno Unito. L’accordo tra Bruxelles e Berna non prevede una corte che decida sulle controversie tra le parti. Le eventuali discordanze sono gestite da una commissione bilaterale che decide per consenso. Il dettaglio non è banale. In più di una occasione, l’assetto ha messo in evidente difficoltà l’Unione europea, e dato alla Svizzera una straordinaria leva negoziale. Mentre Berna negozia per se stessa, Bruxelles rappresenta 28 partner spesso litigiosi. E’ facile per il governo svizzero raggiungere il suo obiettivo o comunque limitare i danni. Cosa accadrà nella vicenda inglese? Qui a Bruxelles c’è la sensazione che Londra vorrà seguire la stessa strada, evitando la nascita di una giuridizione internazionale. Diplomatici europei, invece, vogliono proprio ottenere questa clausola, pur di evitare di essere ricattati nei fatti dalla Gran Bretagna. Anche su questo fronte, la partita negoziale appare complessa.
(Nella foto, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e il primo ministro britannico Theresa May)
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