Sul sistema bancario europeo continuano a pesare non pochi dubbi. Mentre i nodi italiani restano irrisolti, negli ultimi giorni il mercato si è concentrato su Deutsche Bank. La banca tedesca soffre di una governance che per anni è stata poco trasparente, e di un bilancio che sarebbe oberato da pericolosi derivati. Ciò detto, l’istituzione finanziaria di Francoforte ha in cassa 215 miliardi di euro di liquidità e appare quindi relativamente solida. L’Autorità bancaria europea (EBA) valuta trimestre dopo trimestre la situazione bancaria a livello nazionale, mettendo in relazione due parametri: l’ammontare di crediti inesigibili e il livello di accantonamenti. Tradizionalmente, il cliclo di pulizia dei bilanci bancari prevede quattro fasi. La prima è quella segnata da elevate sofferenze, e bassi livelli di accantonamenti. Nella seconda fase, su pressione delle autorità di vigilanza, si assiste a un aumento degli accantonamenti, per riconoscere le probabili perdite, mentre le sofferenze restano elevate. La terza fase di pulizia dei bilanci è segnata finalmente da un calo delle sofferenze, che grazie agli accantonamenti possono essere vendute sul mercato a basso prezzo. Il periodo è segnato quindi da crediti inesigibili in diminuzione e accantonamenti sempre elevati. L’ultima fase, infine, è quella in cui i bilanci bancari tornano a essere caratterizzati da un basso livello sia di sofferenze che di accantonamenti. E’ da anni ormai che il mercato creditizio europeo è in crisi. Ebbene, secondo la più recente rilevazione dell’EBA, solo tre paesi sono ancora nella prima fase del ciclo di pulizia dei bilanci, segnata da sofferenze elevate e bassi accantonamenti: il Portogallo, l’Irlanda e l’Italia. Numerosi paesi europei – tra cui la Spagna, la Francia, la Slovacchia, il Belgio, il Lussemburgo, la Germania, l’Olanda, la Gran Bretagna, la Danimarca, la Lettonia e la Lituania – hanno completato il ciclo, e sono nella fase IV. Nella fase II di aumento degli accantonamenti, in vista della vendita dei crediti inesigibili, sono Romania, Ungheria e Bulgaria. Quattro paesi sono invece ancora nella fase III, mentre stanno liberandosi delle sofferenze – la Repubblica Ceca, la Polonia, l’Austria, e la Croazia. Tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2016 molti paesi hanno fatto passi avanti sulla strada della pulizia dei loro bilanci bancari. Tra questi, la Romania e la Croazia, la Lettonia e il Regno Unito. L’Italia, invece, è ferma da anni nella prima fase: quella in cui le sofferenze sono elevate e gli accantonamenti non hanno portato per quanto riguarda i crediti inesigibili a una riduzione sufficiente del divario tra valori contabili e prezzi di mercato, in modo da assorbire la perdita e agevolare la vendita a sconto dei prestiti in sofferenza. Sempre secondo l’EBA, il livello dei crediti inesigibili rispetto al totale dei prestiti è oggi in media nell’Unione europea del 5,5%. In 10 paesi, è sopra al 12%. In Italia oscilla intorno al 16%. Il denaro del Fondo Atlante è stato soprattutto utilizzato per salvare due banche venete dalla bancarotta. Nessuno sembra avere voglia di aggredire la montagna di crediti malandati concessi a piccole e grandi clientele, famiglie e corporazioni, spesso azioniste degli stessi istituti di credito. L’obiettivo italiano sembra essere quello di aspettare il ritorno della crescita economica, nella speranza che questa permetta un riassorbimento naturale delle sofferenze. Quanto tempo sarà necessario aspettare? E’ veramente immaginabile il ritorno di una crescita significativa in un paese sovraindebitato come l’Italia? Nel frattempo, dovremmo chiederci se l’immobilismo non rischi di essere doppiamente dannoso alla congiuntura italiana. Oberati dalle sofferenze, gli istituti di credito non concedono prestiti all’economia, mentre le famiglie e le imprese, indebitate senza poter godere di una ristrutturazione dei loro debiti, tendono inevitabilmente a consumare meno e a investire poco.
(Nella foto, il grafico sul ciclo di pulizia dei bilanci bancari dell’Autorità bancaria europea. E’ possibile vederlo meglio e stamparlo cliccando sull’immagine)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook