Alternative für Deutschland sta forse cambiando pelle? Il partito di professori euroscettici e di economisti radicali che si è impadronito della scena politica tedesca nel 2013 è tornato d’attualità, prima di tutto nei sondaggi. Secondo gli ultimi studi demoscopici, l’AfD oscilla ormai intorno al 12% delle intenzioni di voto, secondo tre sondaggi su sette (per gli altri quattro si ferma tra il 9 e l’11%). Nel 2013, in occasione delle ultime elezioni legislative, il movimento aveva ottenuto appena il 4,7% dei voti, rimanendo fuori dal Bundestag. Alternative für Deutschland siede ormai nei parlamenti regionali di cinque Länder della Germania: le città-stato di Brema e Amburgo, e le regioni di Brandeburgo, Sassonia, e Turingia. Il partito è chiaramente una minaccia per i democristiani della cancelliera Angela Merkel; con tutto ciò che potrebbe comportare anche a livello europeo. Per molti versi, l’Afd sembra in transizione, da movimento euroscettico a partito radicale, da consorteria accademica a formazione politica. La dirigenza dei primi tempi ha perso le ultime battaglie politiche. A metà dell’anno scorso, alla guida di Alternative für Deutschland sono arrivati Frauke Petry e Jörg Meuthen, scalzando l’economista amburghese Bernd Lucke che il partito lo aveva contribuito a fondare all’inizio del decennio. La signora Petry sta approfittando senza scrupoli delle difficoltà di una cancelliera che si sente terribilmente isolata in Europa, chiamata a fare i conti con le critiche del Sud per le politiche di austerità e le critiche dell’Est per le strategie sul fronte dell’immigrazione. Se in un primo tempo l’AfD ha convinto colori che erano preoccupati dalla crisi debitoria e che criticavano la moneta unica, oggi il partito sta facendo adepti tra coloro che guardano con preoccupazione, se non addirittura con ostilità, all’arrivo dal Vicino Oriente di un milione di migranti nella Repubblica Federale. Già in novembre la signora Petry aveva chiesto le dimissioni della cancelliera, e accusato la stampa tedesca di essere una “Pinocchio-Presse”, in altre parole di pubblicare menzogne e bugie. Alla fine di gennaio, la nuova leader di AfD ha scioccato l’establishment affermando che per proteggere la frontiera tedesco-austriaca i doganieri devono poter “usare le armi da fuoco nel caso di emergenza”. Ad alcuni, la presa di posizione ha ricordato l’ordine di Walter Ulbricht ai Vopos della DDR di utilizzare la violenza contro i cittadini tedesco-orientali che volevano oltrepassare il Muro. Poco importa se la signora Petry abbia fatto in parte marcia indietro. La leader di AfD ha voluto tastare il polso della pubblica opinione, venendo incontro a tutti coloro che guardano con preoccupazione all’arrivo massiccio di migranti, soprattutto dopo che alla fine dell’anno scorso le festività per il nuovo anno sono state segnate a Colonia da casi controversi di violenza femminile. La signora Petry, 40 anni, è nata a Dresda ai tempi della DDR; ha vissuto dopo la caduta del Muro nel Nord-Reno Vestfalia e in Bassa Sassonia (a Ovest); ha studiato chimica; di professione fa l’imprenditrice; è sposata con un pastore protestante e ha quattro figli. La sua esperienza è tutt’altro che banale: riflette bene quella di molti tedeschi a cavallo tra Est e Ovest, impegnati a destreggiarsi tra vita professionale e impegni famigliari in un contesto economico che pur positivo rispetto a quello di altri paesi, rimane incerto. Evidentemente, l’obiettivo della signora Petry è di incunearsi nella grande destra tedesca, raccogliendo voti tra coloro che sono insoddisfatti della Grosse Koalition democristiana-socialdemocratica oggi al potere. La società demoscopica Forsa ha effettuato di recente per il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung uno studio sull’elettore tipo di AfD. Il 72% è uomo, il 51% ha la licenza liceale o un diploma universitario, il 46% ha un reddito superiore a 30mila euro all’anno, il 62% ha una propria attività professionale, il 78% ha aspettative pessimistiche sul futuro dell’economia, e il 45% si considera politicamente di centro. Le prossime elezioni legislative sono ancora lontane, previste nel 2017, ma si voterà nel 2016 nella Renania-Palatinato, in Sassonia-Anhalt, nel Meclemburgo-Pomerania Occidentale, nel Baden-Württemberg. L’AfD si è dimostrata assai più resistente di altri movimenti politici nati in Germania negli ultimi decenni: più influente dei Piraten, più minacciosa del neonazista NPD, più solida della miriade di movimenti politici che nascono e muiono a livello locale. Non si può escludere oggi che diventi a un certo punto la nuova Linke della destra.
(Nella foto, Frauke Petry, 40 anni, co-leader di Alternative für Deutschland insieme a Jörg Meuthen, 55 anni, professore di economia di Essen)
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