ROTTERDAM – Se c’è un paese nel Nord Europa che, come l’Italia, chiede a gran voce una soluzione comunitaria all’emergenza rifugiati questo è l’Olanda. Se c’è una città in Olanda che guarda con angoscia al futuro della libera circolazione in Europa, questa è Rotterdam. Il primo porto d’Europa ha fatto fortuna in questi anni grazie alla libera circolazione delle persone e delle merci, tanto che c’è da chiedersi se sarà proprio l’interesse economico a indurre i Ventotto a trovare l’agognato accordo sul tema scottante dell’immigrazione.“La catena di distribuzione in Europa ha subito in questi mesi un leggero rallentamento a causa della reintroduzione dei controlli alle frontiere in alcuni paesi dell’Unione, ma nulla di troppo importante – spiega Mark Dijk, responsabile delle relazioni con Bruxelles del Porto di Rotterdam -. Il vero dramma per noi sarebbe l’eventuale chiusura delle frontiere della Germania, un paese verso il quale parte e arriva una fetta notevole delle merci che trattiamo con il resto del mondo”. La scelta di alcuni paesi del Nord Europa di reintrodurre il controllo alle frontiere per frenare l’arrivo di rifugiati dal Vicino Oriente preoccupa l’Olanda. Fin dal Secolo d’Oro, il paese è tra i più esposti al commercio europeo e internazionale. Pressoché distrutta durante la guerra, Rotterdam è oggi il primo porto d’Europa, un crocevia commerciale per una regione che spazia dal Nord dell’Italia alla Scandinavia, dal Sud della Francia alla Polonia. La città gestisce ogni anno 440 milioni di tonnellate di cargo. In campo commerciale, l’Olanda è la prima potenza marittima europea, più importante del Regno Unito e dell’Italia. Durante una recente visita, i responsabili dell’autorità portuale snocciolavano cifre sorprendenti. Il porto dà lavoro a 99mila persone, è lungo 42 chilometri, accoglie navi con un tiraggio fino a 24 metri. Situata in una posizione straordinaria, nei pressi dell’estuario del Reno, Rotterdam è al centro di un bacino, in un raggio di 500 chilometri, abitato da 170 milioni di consumatori. E’ la Germania il grande cliente del porto, tanto che un eventuale giro di vite nel principio della libera circolazione da parte di Berlino preoccupa le autorità portuali e lo stesso governo olandese. Attraverso fiumi e canali, Duisburg, la grande città sul Reno e sulla Ruhr, è raggiungibile in 18 ore, mentre la frontiera tedesca è a tre ore di treno. Da qui al 2023, in una scommessa sul futuro che appare forse ambiziosa alla luce delle incertezze relative a Schengen, l’obiettivo è di aumentare la capacità della linea ferroviaria del 30%. Il governo olandese, che ha assunto il 1° gennaio scorso la presidenza dell’Unione in un momento delicatissimo per il futuro della libera circolazione in Europa, ha fatto della salvaguardia dei vantaggi dell’Area Schengen uno dei suoi principali obiettivi. Alla fine dell’anno scorso, pur di incitare i paesi della periferia dell’Unione a meglio controllare le frontiere esterne e quindi i flussi migratori, membri del governo olandese hanno lanciato l’idea controversa di una mini-Schengen. Sbaglierebbe l’osservatore frettoloso nel considerare Rotterdam e i suoi interessi economici in una ottica solamente olandese o nordeuropea. Forse esagerando, ma neanche troppo, il sindaco della città, Ahmed Aboutaleb, si dice convinto che “per un imprenditore milanese, Rotterdam è più facile da usare che qualsiasi porto italiano”. Da metà settembre, le tratte ferroviarie Rotterdam-Novara sono passate da 8 a 10 alla settimana, quelle Rotterdam-Busto Arsizio da 6 a 11 alla settimana. A metà dicembre, la società di ferry inglese DFDS ha inaugurato un nuovo percorso merci in nave e treno tra l’Inghilterra e l’Italia, passando dal porto olandese. “Vogliamo difendere a tutti i costi la politica delle frontiere aperte”, assicura dal canto suo Dijk, riferendosi al ritorno del controllo ai confini in alcuni paesi dell’Unione. “Ciò che è cattivo per l’Europa è cattivo per Rotterdam”. Nel difficile negoziato sul futuro della politica migratoria europea – al centro dell’agenda dei Ventotto nel 2016, vi è tra le altre cose il ricollocamento dei profughi arrivati in Italia e Grecia e nuove regole sul diritto d’asilo – Roma ha, sia a Rotterdam che all’Aja, alleati che forse si riveleranno decisivi.
B.R.