La Polonia è diventata un attore protagonista in Europa, a 10 anni dal suo ingresso nell’Unione. La crisi ucraina l’ha proiettata al centro della ribalta. Il suo atteggiamento radicale nei confronti della Russia ha influenzato la politica estera europea. Su altri temi, dall’energia al clima, dall’agricoltura all’industria, il paese ha un ruolo di primo piano. Dal 1° dicembre, il suo ormai ex premier Donald Tusk diverrà presidente del Consiglio europeo, sostituendo il belga Herman Van Rompuy. Il più grande paese dell’Europa centro-orientale è ormai al vertice dell’Unione. E’ interessante che questa settimana nella sede del Parlamento europeo a Strasburgo, il governo polacco abbia allestito in occasione della plenaria parlamentare di settembre una mostra dedicata ai crimini contro la società polacca di sovietici e tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. L’esposizione – intitolata The Destruction of the Polish Elite. Operation AB and Katyn – è stata organizzata dall’Istituto della rimembranza nazionale e dalla Commissione per l’accusa dei crimini contro la nazione polacca. La mostra è certamente il riflesso di una Polonia che non manca occasione per ricordare quanto abbia sofferto durante la Seconda guerra mondiale, stretta tra le due potenze ideologiche del momento. Ma c’è di più. Nel 1939 l’Unione Sovietica invase il territorio polacco, occupandone il 52%; il resto andò al Terzo Reich. La divisione della Polonia fu il frutto di un patto di non-aggressione tra i due paesi. Sia Mosca che Berlino fecero di tutto per eliminare les élites polacche, organizzando trasferimenti di popolazione e uccisioni di massa. I tedeschi lanciarono l’operazione AB, Ausserordentliche Befriedungsaktion, l’operazione speciale di pacificazione. Tra il 1939 e il 1940, la Germania spostò con la forza 460mila polacchi dalle zone occupate dalla Wehrmchat. La mostra di Strasburgo include documenti d’archivio, ritratti di persone e foto d’epoca, alcune particolarmente crude. In una prefazione a un bel catalogo in inglese, il professor Janusz Kurtyka, presidente dell’Istituto per la rimembranza nazionale, spiega che il tentativo tedesco e russo era di creare “una società senza cultura”. Il massacro di Katyn, perpetrato dalle truppe sovietiche nel 1940, provocò la morte in un colpo solo di 4.421 ufficiali polacchi. Per mezzo secolo russi e tedeschi si rinfacciarono reciprocamente la responsabilità della strage. Kurtyka si chiede se l’eliminazione luciferina e sistematica delle élites polacche da parte di tedeschi e sovietici abbia aiutato il regime comunista dopo la guerra a formare “una nuova classe dirigente”, e se lo stato comunista nato dopo il conflitto abbia avuto un impatto di lungo termine sulla società polacca. La mostra del Parlamento europeo ricorda la presenza di una coraggiosa opposizione polacca sia ai regimi sovietico e tedesco, sia contro la successiva dittatura comunista. Ciò, spiega il professore Kurtyka, “ci permette oggi di essere un popolo libero in uno stato sovrano”. Il messaggio rivolto ai parlamentari europei così come agli altri dirigenti europei è intuitivo. L’establishment polacco è all’altezza di giocare un ruolo in Europa e intende difendere i propri interessi contro gli ex nemici del passato.
(Nella foto, l’ex primo ministro polacco e futuro presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, 57 anni)