STRASBURGO – E’ un parlamento segnato dai due grandi partiti tedeschi e tutto incentrato sui temi economici quello che ha appena inaugurato qui a Strasburgo una nuova legislatura. I deputati hanno messo a punto le nuove commissioni parlamentari, attribuendo a ciascuna un numero preciso di membri. Quelle economiche sono particolarmente nutrite, in un contesto nel quale la proiezione dei socialdemocratici e dei democristiani tedeschi appare particolamente forte. La composizione delle commissioni parlamentari ha una precisa valenza politica. E’ il riflesso dell’agenda che il Parlamento si vuole dare nei prossimi anni. Le commissioni economiche – decisive più della plenaria perché in prima fila nel negoziato a tre con la Commissione e il Consiglio – sono state rafforzate. Quella per gli affari economici, che dovrebbe essere presieduta dall’italiano del Partito democratico Roberto Gualtieri (il voto è previsto la settimana prossima), passa da 50 a 61 membri. La commissione Industria, che dovrà lavorare sul rilancio del settore così come promesso dal Consiglio e dalla Commissione, sale da 61 a 67 membri; mentre quella responsabile degli affari sociali e dell’occupazione aumenta il numero dei suoi esponenti da 50 a 55. Anche la Commissione per il commercio internazionale, che dovrà analizzare i vari accordi di libero scambio (con gli Stati Uniti, il Giappone, il Canada), vede la propria composizione salire da 31 a 41. La commissione Ambiente, che dovrà rivolgere la sua attenzione nei prossimi mesi ai controversi obiettivi climatici per il 2030, passa da 69 a 71 membri. Le altre commissioni o subcommissioni, in tutto sono 22, hanno subìto in molti casi una cura dimagrante, salvo per quella responsabile degli affari esteri che rimane una delle più importanti, con 71 membri. E’ paradossale tenuto conto che la competenza rimane tendenzialmente nelle mani dei governi nazionali. Il rafforzamento delle commissioni economiche giunge in un contesto nel quale si dibatte animatamente di un’applicazione più flessibile del Patto di Stabilità, una richiesta dell’Italia e del Partito democratico. Altri paesi e altri partiti hanno atteggiamenti più guardinghi. La Germania sostiene che il Patto è già flessibile. Nel suo programma 2014-2019, il Partito popolare europeo spiega che «non vi possono essere cambiamenti o concessioni motivati politicamente» sul fronte dei conti pubblici. La delegazione dei deputati tedeschi non è solo quella numericamente più nutrita; è anche quella più forte nei principali gruppi politici. Nel Ppe, Francia e Italia sono in crisi. Mentre la neogollista Union pour un mouvement populaire è indebolita, per ultimo dallo scandalo che vede coinvolto l’ex presidente Nicolas Sarkozy, il centro-destra italiano è spaccato. Nel gruppo popolare, i tedeschi sono 34, i francesi 20, gli italiani 17. La situazione non è molto dissimile nel gruppo socialista. Gli italiani sono la prima delegazione con 31 deputati, ma i tedeschi seguono con 27, i francesi sono appena 13. «Il risultato è che la delegazione tedesca è forte nei due principali gruppi politici e sono in prima linea nelle commissioni parlamentari più importanti», nota un funzionario del Parlamento. In quella dedicata agli affari economici, i deputati tedeschi sono nove, quelli italiani cinque, quelli francesi quattro. Nella commissione Industria, i tedeschi sono sette, come gli italiani, i francesi appena quattro. B.R.
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