BRUXELLES – A due giorni dal vertice europeo dedicato al bilancio 2014-2020, le trattative continuano pur di raggiungere un accordo che in novembre era stato impossibile a causa di gravi divisioni nazionali. L'Italia – che ha minacciato di porre il veto se non riesce a migliorare il compromesso sul tavolo – dovrebbe riuscire a strappare alcune concessioni, anche se la partita è un gioco ad incastro che dipenderà dalla discussione tra i 27 giovedì e venerdì.
«Non dobbiamo minimizzare le sfide e le difficoltà», ha detto ieri in una conferenza stampa a Bruxelles il vice premier irlandese Eamon Gilmore, esponente del governo che ha la presidenza di turno dell'Unione. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy sta lavorando a un nuovo compromesso che prevede tagli per 20-30 miliardi di euro rispetto all'ultima proposta di novembre (la quale al netto delle poste fuori bilancio era di 971,9 miliardi di euro).
Mentre Germania e Gran Bretagna chiedono un bilancio snello, e chiedono nuovi tagli alla proposta della Commissione, Italia e Francia vogliono preservare i fondi per agricoltura e coesione. Il premier Mario Monti, in campagna elettorale, teme un accordo che possa essere considerato una sconfitta e diventi un'arma nelle mani dei suoi avversari politici. Non per altro ha minacciato di usare il veto, lasciando intendere che un'intesa deludente rafforzerebbe le frange populiste in Italia.
L'establishment europeo è sensibile al ragionamento italiano. In questi giorni, il tentativo è quindi di venire incontro alle richieste di Roma con un pacchetto che sia più favorevole all'Italia di quello proposto in novembre. Tre i settori che dovrebbero beneficiarne: l'agricoltura, la coesione e l'occupazione. Circolano cifre, ma aleatorie, destinate a cambiare. Più concretamente, i negoziatori ammettono che la prosperità relativa dell'Italia è peggiorata e che questo aspetto va tenuto in conto.
Al tempo stesso però alcuni osservatori bruxellesi sottolineano quelle che reputano contraddizioni nella posizione italiana, tali da indebolirla. Notano che l'Italia sta difendendo l'idea di un generoso bilancio europeo, ma anche chiedendo di evitare un aumento del suo saldo negativo. Una difficile quadratura del cerchio, visto che il paese è un contribuente netto. Ricordano poi che il saldo negativo dipende anche dalla capacità dello stato membro di assorbire fondi strutturali, un ambito nel quale l'Italia è debole.
C'è poi un'altra apparente contraddizione rilevata qui a Bruxelles, e che potrebbe essere utilizzata dai partner contro l'Italia durante il prossimo vertice. Roma chiede un bilancio generoso, ma difende soprattutto gli aiuti alle poste di bilancio più tradizionali – agricoltura e coesione – più che gli investimenti in ricerca e infrastrutture. Se le prime sono suddivise per Paese, i secondi sono un pacchetto la cui distribuzione tra i 27 dipende dalla bontà dei progetti nazionali. B.R.