FRANCOFORTE – A Ditzingen, una piccola cittadina nella grande regione di Stoccarda, le imprese coltivano i futuri dipendenti già alle elementari. La Trumpf produce apparecchiature mediche. Ha ottomila dipendenti e un fatturato di 1,6 miliardi di euro. «Con la Scuola Theodor Heuglin – spiega la portavoce Anke Roser – abbiamo lanciato una nuova forma di collaborazione con l'obiettivo di avvicinare gli scolari alla tecnica e all'economia». Gli studenti hanno meno di dieci anni, ma già un piede nel mondo del lavoro.
Mentre in Irlanda e in Spagna l'economia soffre e la disoccupazione aumenta, la Germania sta facendo i conti con un piccolo miracolo economico, tanto che alcune aziende hanno introdotto con alcuni mesi di anticipo aumenti salariali previsti solo nella prima parte del 2011. Non solo la disoccupazione è ai minimi degli ultimi venti anni, ma la ripresa economica sembra più solida che altrove. Tuttavia, a fronte di tre milioni di disoccupati ci sono oltre 500mila posti vacanti, esattamente 643 mila secondo il sito ufficiale Job-Börse.
Dietro a queste cifre non si nasconde solo un disallineamento tra le caratteristiche professionali cercate dalle aziende e l'esperienza lavorativa offerta dalla manodopera. La Germania deve fare i conti con la disoccupazione di molti immigrati e il rapido invecchiamento della popolazione tedesca. Dal 2012 inizierà ad andare in pensione la generazione del baby boom e vi sarà secondo demografi ed economisti un graduale calo del numero di potenziali occupati, persone tra i 20 e i 64 anni.
Nel Baden-Württemberg, la regione che ospita centinaia di imprese dell'industria tedesca, la situazione è vissuta con particolare angoscia. Ormai nel ricco Land della Germania meridionale c'è piena occupazione. Imprese private e autorità pubbliche stanno correndo ai ripari e hanno lanciato numerose iniziative per evitare drammatici buchi di manodopera. Oltre a coltivare i bambini delle elementari, la Trumpf propone agli studenti a fine carriera della Scuola Theodor Heuglin di lasciare per un giorno alla settimana l'aula scolastica e trascorrere tempo in fabbrica.
La Germania esporta merci in tutto il mondo per circa mille miliardi di euro all'anno. Dopo una gravissima recessione nel 2009, con un crollo del prodotto interno lordo del 4,7%, l'economia dovrebbe crescere quest'anno del 3,4%. Numerosi analisti si aspettano un rallentamento nel 2011; molte imprese stanno ancora cercando di capire quale sia il giusto equilibrio tra domanda e offerta post-crisi. Ciò non toglie che, secondo un sondaggio dell'Ufficio federale del lavoro, due terzi delle 176 filiali dell'ente pubblico notano una carenza di manodopera in molti settori.
Sempre vicino a Stoccarda, ma questa volta nella cittadina di Waiblingen, la Stihl produce macchinari per giardinieri, e ha quasi 11mila dipendenti per un fatturato di oltre due miliardi di euro. «Ci organizziamo per tempo e ogni anno facciamo in modo di avere almeno 200 nuovi apprendisti» spiega il portavoce Stefan Caspari. «Questi giovani restano con noi in media per tre anni e ricevono uno stipendio. Il nostro obiettivo è di avere un bacino di persone da cui poi assumere. Alcuni entrano subito in azienda, altri vanno all'università e poi vengono da noi».
Il contesto è preoccupante: già oggi mancano all'appello tra gli altri 34mila ingegneri. Ma le cose potrebbero peggiorare: l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico stima che il numero di persone anziane che lasceranno il mercato del lavoro tedesco sarà nel 2020 superiore del 75% al numero di persone che vi entreranno. Un'altra società della regione di Stoccarda, la Eberspächer, di Esslingen, che produce elettronica per automobili, ha deciso di riformare il proprio sito, perché si rivolga di più ai giovani e a chi cerca un lavoro.
Le aziende non vogliono solo preparare la futura manodopera giovanile, ma accrescere la soddisfazione del personale, aumentare il numero di lavoratrici, pescare nel grande serbatoio dei disoccupati, in particolare stranieri. A Stoccarda è stato creato insieme alla Caritas tedesca un programma tutto dedicato agli apprendisti di origine straniera. «Il progetto – racconta Bernd Engelhardt, vice direttore della Camera di Commercio locale – ha come obiettivo di organizzare periodi di stage nelle piccole aziende gestite da imprenditori immigrati».
La città brandeburghese di Cottbus ha fatto un passo ulteriore. La Camera di commercio locale, alla frontiera con la Polonia, sta organizzando un periodo di apprendistato per giovani polacchi, residenti oltre frontiera. Il programma prevede da un lato l'apprendimento della lingua tedesca e dall'altro uno stage in azienda. Chissà se la crisi dei paesi periferici della zona euro e la buona salute della Germania non contribuiranno a quella mobilità della forza lavoro che in Europa è mancata in questi primi dieci anni di unione monetaria?
B.R.