Sull’Olocausto ebraico o sulla politica israeliana la discussione o il contrasto, a seconda dei casi, mette a confronto di solito ebrei e gentili. Di solito, ma non sempre. Nei giorni scorsi a Francoforte si è tenuta una conferenza fuori dal comune che ha visto due ebrei affrontarsi proprio su questi temi. Alla tradizionale commemorazione della Notte dei Cristalli del 1938, che si svolge ogni anno il 9 novembre alla Paulskirche di Francoforte, è stata invitata quest’anno una personalità tra le più vivaci e controversie: Alfred Grosser. L’uomo è ormai francese, ma è nato nel 1925 in Germania. Di origine ebraica, ha lasciato il suo paese nel 1933 con i suoi genitori per emigrare in Francia, dove è diventato un ascoltato esperto di questioni tedesche ed europee. Una parte della sua famiglia è morta ad Auschwitz. Per decenni, le sue lezioni a Sciences Po sono state tra le più seguite da centinaia di giovani francesi, forse anche per una naturale predisposizione alle battute di spirito. Prima della conferenza sono andato a salutarlo e a chiedergli se potevo avere copia del suo discorso. Con un sorriso enigmatico mi ha risposto che con lui aveva "solo qualche appunto…". Invitandolo a parlare alla Paulskirche, il sindaco democristiano Petra Roth ha preso non pochi rischi: Grosser è infatti critico della politica israeliana in Medio Oriente e non condivide l’appoggio spesso incondizionato che il paese riceve dall’establishment ebraico in Europa.
Il suo invito a Francoforte era stato accolto male dal Consiglio ebraico di Germania. Alla fine di ottobre il vice presidente Salomon Korn aveva preannunciato che avrebbe lasciato la sala se Grosser avesse criticato Israele. Il segretario generale dell’organizzazione, Stephan Kramer, aveva scritto una lettera alla signora Roth, criticando “l’instancabilità di Grosser nel mettere sullo stesso piano la situazione dei palestinesi e il destino di milioni di uomini, donne e bambini ebrei durante l’Olocausto”. C’era grande attesa quindi per il discorso dello storico franco-tedesco alla Paulskirche, la stessa tribuna che nel 1998 accolse Martin Walzer, lo scrittore che denunciò la “strumentalizzazione di Auschwitz” e la “clave morale” rappresentate dall’Olocausto. Chi si aspettava uno scontro feroce è stato deluso. Da un lato Alfred Grosser ha mostrato tatto; dall'altro il futuro presidente del Consiglio ebraico di Germania Dieter Graumann ha preso posizioni per certi versi nuove. Il primo ha difeso le sue idee, ma diplomaticamente: “Non si può pretendere – ha spiegato – che un palestinese capisca l’orrore degli attentati se non si è data prova di un minimo di compassione per le sofferenze di Gaza”. Il secondo ha avvertito gli ebrei che "non possiamo ridurci al solo ruolo di vittime”. Succede anche questo nella Germania moderna.
(Nella foto, Alfred Grosser durante il discorso alla Paulskirche – 9 novembre 2010)