FRANCOFORTE – La Germania è per gli immigrati tra le prime tre destinazioni al mondo, secondo le Nazioni Unite. Questa settimana due rapporti hanno rivelato da un lato che i musulmani nella Repubblica federale sono più numerosi di quanto si pensasse; e dall'altro che maggiore integrazione è indispensabile per salvaguardare il futuro dell'economia tedesca.
Il primo rapporto è stato pubblicato dal governo. Racconta di una Germania popolata da 4,3 milioni di musulmani, assai più delle stime precedentiche parlavano di una popolazione islamica tra i 3 e i 3,5 milioni. In termini percentuali, il dato è significativo: non solo il 5% dei residenti nel paese è di religione musulmana, ma il 45% di questi è tedesco (e quindi votante).
Il rapporto del ministero degli interni è stato pubblicato a Berlino in coincidenza con l'ultima riunione della Islamkonferenz, una specie di consulta islamica nata nel 2006 a titolo temporaneo. Nello studio, il governo nota che gli immigrati musulmani hanno tendenzialmente salari e livelli di istruzioni più bassi rispetto alla media nazionale.
Per decenni, la Germania ha considerato gli immigrati residenti sul suo territorio Gastarbeiter,
lavoratori ospiti. Solo all'inizio del decennio il paese ha cambiato atteggiamento, modificando tra le altre cose la legge sulla nazionalità, risalente al 1913, e consentendo agli immigrati di acquisire la cittadinanza più facilmente. In Germania gli stranieri sono circa otto milioni.
Il problema dell'integrazione tuttavia rimane. Uno dei temi più sentiti è l'istruzione scolastica. Troppo spesso i figli degli immigrati non riescono a entrare nei licei che preparano gli studenti all'università. La loro carriera accademica è limitata alle scuole professionali. Difficilmente riescono ad entrare nei Gymnasium, le scuole più ambite.
Il ministro degli interni, Wolfgang Schäuble, ha lodato lodi la «cultura dell'ascolto», sottolineando che «può essere un modo esemplare per capire e superare le differenze tra noi». In questo senso, Schäuble ha sostenuto che l'Islamkonferenz dovrebbe diventare un organismo permanente, proponendone la rinascita dopo il voto federale di settembre.
Sempre a questo riguardo, il Boston Consulting Group ha appena pubblicato un rapporto in cui sostiene che, in mancanza di sforzi concreti sul istruzione e integrazione, a rischio è il tessuto economico tedesco. Infatti, se oggi il 24% di chi si affaccia sul mercato del lavoro è immigrato o figlio di immigrato, nel 2032 la quota sarà del 40 per cento.
«L'integrazione dei giovani immigrati nel sistema educativo è cruciale per il futuro successo dell'economia», ha detto Christian Veith, coautore dello studio. Il problema è anche italiano, tanto più che giorni fa il governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, ha sottolineato come oggi «una persona con meno di 10-15 anni di scuola è da considerarsi funzionalmente analfabeta».
B.R.