C'è una grande foto pubblicata stamani sul quotidiano popolare Bild che ha colto la mia attenzione. Non tanto perché sono stato sorpreso dall'immagine, quanto per via delle recenti polemiche italiane su un eccesso di presenza straniera in Italia e sulla crescente immigrazione clandestina nella penisola. La foto ritrae il cancelliere Angela Merkel circondato da 16 persone, stranieri appena naturalizzati tedeschi. L'immigrato più giovane è una bambina indiana di sei anni, quello più anziano una signora finlandese di 62. "Siamo felici che abbiate voluto compiere questo passo. Potete avere fiducia in questo nostro Paese", ha detto la signora Merkel (nella foto insieme ad aluni partecipanti in una foto dell'Ufficio Stampa della Cancelleria). Tra i nuovi cittadini tedeschi, molti polacchi, turchi e indiani, ma anche un brasiliano, un marocchino e un italiano: Daniel-Salvatore Giannelli di 26 anni. "Sono nato in Germania e qui mi sento a casa – ha detto a Bild -. Mio padre è immigrato nel 1959, e la nostra famiglia gestisce un ristorante e una gelateria".
Il contrasto con le polemiche italiane di queste settimane salta agli occhi. Certo Italia e Germania hanno problemi diversi. La penisola ha migliaia di chilometri di coste difficili da controllare in un bacino del Mediterraneo che è un pericoloso crocevia dell'immigrazione clandestina. La Repubblica Federale evidentemente può controllare meglio le sue frontiere. Eppure la cerimonia a cui ha partecipato la signora Merkel è significativa. La Germania conta oltre sette milioni di stranieri, tanto che non sono mancati in passato episodi di intolleranza. Addirittura per alcuni decenni gli immigrati erano considerati dei semplici Gastarbeiter, lavoratori ospiti. Di recente, il tentativo è però di raddoppiare gli sforzi per meglio integrare gli stranieri nella società tedesca. Qualche mese fa lo stesso capo del governo ha riunito in Cancelleria circa 200 immigrati della prima generazione per una manifestazione intitolata "Deutschland sagt Danke!", la Germania dice grazie! Il riferimento era ai benefici che il paese ha tratto in questi decenni dalla forte presenza di stranieri. L'establishment tedesco – pur attraversato come quello italiano da dubbi e angosce – ha deciso che di questi tempi lo Stato è necessariamente un progetto politico più che etnico e soprattutto che l'immigrazione comporta diritti e doveri su entrambi i fronti, per gli stranieri e per gli autoctoni. L'ottica, almeno in Germania, sembra funzionare.