In Germania il passato non fa più paura. Secondo un sondaggio Gallup/TNS-EMNID voluto dalla Fondazione Bertelsmann il 49% dei tedeschi considera il proprio Paese una potenza globale. Nel 2005 la quota era del 41%. Per mezzo secolo, la Germania si è crogiolata nel suo ruolo di gigante economico e di nano politico, evitando accuratamente il palcoscenico della grosse Politik per un senso di colpa nei confronti dell’Olocausto e della guerra. Le prospettive sono cambiate radicalmente per un Paese che non si accontenta più di essere il primo esportatore mondiale.
Immagino che lo studio demoscopico, per chi attribuisce alla Germania innate mire espansionistiche, possa far temere il peggio. Le paure sono ingiustificate. Piuttosto c’è da chiedersi se nel sondaggio non si nasconda tra le righe un messaggio negativo per il futuro dell’Europa. Nella nuova Germania, forte dopo l’unificazione del 1990 di una nuova sovranità nazionale, lo spirito europeista è calato. In questo senso a preocupare di più è un’altra cifra: il 46% dei tedeschi è convinto che la Germania sarà una potenza globale anche nel 2020. E dire che proprio oggi viene firmato a Lisbona il nuovo trattato costituzionale dell’Unione.