Risposta a un lettore – Quando e perché nuovo debito fa crescere

È assai bizzarro che un giornalista italiano sul principale giornale economico del Paese si ponga solo dal punto di vista dei francesi, o della commissione europea eterodiretta dai tedeschi, ma non da quello dell’Italia. Questo sforzo potrebbe consentire di capire che è un bene non rispettare le cosiddette “regole”, quando queste regole sono sbagliate, perché l’austerità non fa crescere l’economia e non abbatte il debito. Una politica economica anticiclica invece – almeno nella misura minima che ci consente la gabbia dell’euro, sia detto en passant – favorisce la crescita e aiuta milioni di italiani che non arrivano a fine mese.

Un lettore ha lasciato questo messaggio a commento di un articolo pubblicato su questo blog. E’ datato 19 novembre 2018 ed è firmato Aladdin0500. Tralascio la prima parte del messaggio: se il rimprovero è di non essere sufficientemente nazionalista, risponderei che a mio modo di vedere il giornalista nazionalista è una contraddizione in termini.

Per il resto, il commento può essere interessante per chiarire alcuni aspetti dell’attuale dibattito tra Bruxelles e Roma. L’idea che maggiore debito sia utile per l’economia è fuorviante e pericolosa (il ragionamento è implicito nella frase: “L’austerità non fa crescere l’economia e non abbatte il debito”). Non necessariamente aumentare la spesa pubblica promuove la crescita economica (lo stesso John Maynard Keynes esortò alla spesa pubblica, ma in circostanze di emergenza). L’esperienza italiana lo dimostra. Negli ultimi anni, il paese ha goduto di flessibilità di bilancio per 30 miliardi di euro da parte della Commissione europea. Non per questo lo sviluppo economico ne ha beneficiato in modo particolare. Da tempo il paese rimane quello con la crescita più bassa della zona euro.

Ciò non vuole dire che iniettare denaro pubblico nell’economia sia sempre inutile o sbagliato. Nuove infrastrutture – costruite in tempi celeri, in modo sicuro, a costi contenuti e in luoghi opportuni – sono un volano dell’economia. Modificano il rapporto tra domanda e offerta, creando nuove opportunità economiche e dando anche lavoro.

Anche aumentare la spesa corrente può essere utile all’economia, ma solo se nel frattempo il paese si adopera a creare nuove opportunità economiche, aprendo alla concorrenza i settori protetti; riducendo il numero di albi e corporazioni; combattendo l’economia in nero; rendendo l’amministrazione pubblica (e in alcuni casi anche privata) uno strumento di efficienza, non un moltiplicatore di angherie e sopprusi che minano il rapporto tra cittadini.

Perché bisogna riformare l’economia mentre si inietta nuovo denaro nel sistema economico? Al di là del fatto che anche la spesa corrente deve essere usata con giudizio, il rischio è che il denaro vada solo a contribuire a spese improduttive, soprattutto in una economia nella quale la crescita è strutturalmente bassa. Inoltre, in un contesto di incertezza economica un buon padre di famiglia ne approfitterà per risparmiare. Riformare l’economia significa incentivare nuova domanda attraverso nuova offerta; significa liberare risorse che andranno a nuovi consumi e a nuovi investimenti; significa in buona sostanza scuotere una economia dal suo torpore. In un primo momento, alcune categorie sociali potrebbero avere l’impressione di perdere vantaggi e benefici, ma successivamente, anche grazie al sostegno dello Stato (tanto più se poco indebitato), potranno rifarsi in un contesto economico più dinamico per tutti.

C’è di più. L’Italia è un paese molto indebitato. Aumentare l’indebitamento comporta un incremento dei costi di servizio del debito, che già oggi oscillano intorno ai 65 miliardi di euro all’anno (quanto il paese spende per l’istruzione). E’ possibile naturalmente contrastare questo aumento dei costi, ma solo se al creditore un paese dà rassicurazioni sul futuro della sua economia, destinata a diventare più dinamica grazie a riforme di mercato e più efficiente grazie a nuove infrastrutture. Altrimenti il risultato sarà  negativo: il creditore chiederà inevitabilmente un premio di rischio maggiore, fino al punto in cui non crederà più al proprio investimento e deciderà di uscirne.

In questo contesto, le regole comunitarie di bilancio non sono campate per aria. Oltre a essere indispensabili in una confederazione di stati sovrani che condividono la stessa moneta, hanno anche il merito di offrire un quadro ragionevole di politica economica. Lo Stato ha compiti previdenziali e assistenziali; deve intervenire quando la mano privata crea ineguaglianza sociale o si rivela ingiusta ed inefficiente; deve garantire i servizi più elementari, dalla sicurezza alla sanità, dalla difesa all’istruzione; ma deve anche assicurare ai propri cittadini di gestire in modo oculato il loro denaro, di contribuente o di obbligazionista. Come per un buon padre di famiglia, anche per un paese il debito limita il raggio di azione, non garantisce maggiore libertà.

NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) is also on Facebook

 

  • habsb |

    La sua risposta al lettore che invoca politiche contra-cicliche è al contempo giustificata e fin troppo misurata e condiscendente.

    Abbiamo visto un po’ ovunque quali sono stati i risultati di tali politiche di debito statale : da una parte nessun miglioramento produttivo, anzi un incoraggiamento a non cambiare, non investire, et contare sugli aiuti e commesse statali, dall’altra, tramite il servizio degli interessi, un massiccio trasferimento di ricchezza dai contribuenti ai titolari di debito statale : azionisti (anche esteri) di banche selvaggiamente leveraged, e prudenti quanto prosperi rentiers nostrani e no.

    Tuttavia ci’o’ non giustifica assolutamente l’inaccettabile atteggiamento della Commissione et le sue sanzioni “à la carte”.
    E necessario ricordare la situazione francese, con un debito largamente superiore alle regole fissate, et un deficit superiore non solamente alle regole ma anche, con 2.8%, al deficit dell’Italia in castigo ?
    E necessario ricordare che la Francia non è stato il solo paese a violare per anni i limiti del debito e del deficit ?

    Se la seguo perfettamente sulla necessità di rispettare le regole, per evitare il caos generale, ancora più importante è che queste regole, se esistono, devono essere rispettate da tutti, con modalità identiche e non interpretabili a piacere per esentarne gli amici e bastonare gli avversari.

    Se la Commissione arriverà al punto di sanzionare l’Italia e non la Francia, allora perderà qualsiasi credibilità e confermerà un uso delle regole strumentale alla lotta politica contro i risultati delle urne quando non graditi da questo o quel commissario socialista

  • carl |

    Ho appena lasciato un commento sotto il Suo articolo del 25 u.s.sull’iter della cosiddetta “brexit”. Un’iniziativa le cui motivazioni, ecc. mi appaiono tutt’ora alquanto nebulose..”Foggy”..
    Sicchè, se il cittadino/lettore ha obiettato e Le ha chiesto lumi perchè mai Lei parrebbe sposare l’ottica franco-bruxelloise… Chi Le scrive invece auspicherebbe un’analisi più approfondita sulle ragioni della “brexit”..
    Detto questo aggiungo di condividere (più o meno) gli argomenti con i quali ha risposto al commento del lettore. Ma il fatto è che (a parte il macigno della “mass migration”…) c’è l’incognita di fondo rappresentata dalle sfide poste dalla crescente (ed inarrestabile) automazione, sia nell’economia reale che in quella dei servizi e, non ultimo, anche in talune prassi e tendenze della finanza internazionale…
    Sicche, francamente, può venire in mente quel famoso titolo interrogativo…:o)
    “Riusciranno i nostri eroi…?”..”. Un interrogativo che però, nella fattispecie, è tutt’altro che esilarante, oltre che pieno di incognite…

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