Breve lettura della Costituzione italiana in ambito economico ed europeo

Cresce in Italia il desiderio di difendere a livello europeo le prerogative nazionali del paese. In un modo o nell’altro è il grande cavallo di battaglia della Lega Nord e del Movimento Cinque Stelle, ancora alla ricerca di un accordo di governo a oltre due mesi dalle elezioni di inizio marzo. Al di là della bozza (apparentemente superata) di un contratto di coalizione pubblicata dal Huffington Post questa settimana – la quale propone nei fatti la clamorosa uscita dalla moneta unica e l’altrettanto clamorosa cancellazione di una parte del debito pubblico – lo spirito è certamente quello di recuperare margini di manovra, soprattutto in politica economica.

salvini_dimaioA dire il vero, le regole europee vincolano i governi nazionali al rispetto di criteri di massima, lasciando piena libertà su come raggiungerli o su come rispettarli. Ciò detto, lo sguardo di una parte almeno della classe politica è tutto rivolto ai Trattati europei, e al desiderio di rimetterli in discussione. Rinegoziarli è difficile, tenuto conto che c’è bisogno dell’unanimità dei paesi membri. Rinnegarli appare paradossalmente più facile, quasi che il principio di pacta sunt servanda non esistesse o comunque potesse essere aggirato. Dopotutto, non mancano nella Storia i casi di trattati internazionali rinnegati in via unilaterale.

Né il Movimento Cinque Stelle né la Lega Nord sembra stiano facendo i conti con la stessa Costituzione italiana. In vari articoli, il testo introduce non pochi paletti di politica economica. L’articolo 81, modificato da una legge costituzionale nel 2012, stabilisce che “lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.”.

Al comma 3 dello stesso articolo si legge che “ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.”. Più in là, l’articolo 97 precisa che “le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico”. L’articolo 119 aggiunge che “i Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea”.

Anche per decisione recente e unanime dei paesi membri dell’Unione europea, l’Italia ha introdotto vincoli di politica economica nella propria Costituzione. Lo stesso presidente della Repubblica ha facoltà ex articolo 74 di rimandare dinanzi alle Camere una legge votata dal Parlamento se il testo non lo convince perché eventualmente incostituzionale. A meno di non volere violare la Costituzione, i due partiti che stanno negoziando un accordo di governo dovranno modificare la carta costituzionale se vorranno introdurre le loro scelte di politica economica più originali. Per riformare la Costituzione, secondo l’articolo 138, è necessario che le modifiche siano “adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e (siano) approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione”.

(Nella foto, il leader della Lega Nord Matteo Salvini, 45 anni, a sinistra; e il leader del Movimento Cinque Stelle Luigi di Maio, 31 anni)

 

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  • Pierpaolo Rossi |

    Il Contratto tra i leader nella versione finale è veramente preoccupante, non tanto perchè vago ma perchè incomprensibile. Esso quindi non può vincolare i contraenti su niente, ma conferma che i due leader sono profondamente confusi oltre che incapaci di esprimere un pensiero compiuto, figuriamoci governare. Un esempio? Inizio capitolo UE, si chiede (a chi?) di “fissare le linee di governo della domanda e dell’offerta ..” per attuare certi obiettivi economici che asseritamente deriverebbero dai Trattati UE (che mostrano di aver scorso ma non capito). Si ignora che nei trattati UE domanda e offerta non sono fissate dai governi ma dal mercato! Più che governare, i due devono tornare a scuola. Purtroppo non sanno neppure di non sapere, altrimenti non renderebbero pubbliche certe idiozie. Quanto tempo passerà prima che questi due analfabeti scoprano come funziona il mondo, e come (e se) possono contribuire per migliorare la situazione invece che ledere i diritti dei cittadini europei?

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