Vi sono coincidenze positive, e altre più negative. Per certi versi, la decisione di ieri della Banca centrale europea di ridurre ulteriormente i tassi d’interesse, di aumentare nuovamente gli acquisti di attività finanziarie sui mercati, e addirittura di remunerare la scelta degli istituti di credito di prendere a prestito dalla Banca centrale europea non poteva giungere in un momento peggiore. Scelte ragionate e comprensibili, ma anche rischiose e controverse, soprattutto in Germania a pochi giorni da delicate elezioni regionali. Domenica si voterà nel Baden-Württemberg e nella Renania-Palatinato (a Ovest), e nella Sassonia-Anhalt (a Est). Lo sguardo sarà tutto rivolto ai risultati che otterrà Alternative für Deutschland. Il partito fondato da professori, economisti e accademici nel 2013 è accreditato con l’11% dei suffragi a Ovest, e il 18% dei suffragi a Est. In un primo momento, ha approfittato della paura di molti tedeschi per l’incertezza provocata dalla crisi debitoria greca. Oggi, il movimento politico beneficia delle preoccupazioni scatenate dall’arrivo nella Repubblica Federale di oltre un milione di migranti nel 2015. C’è da chiedersi se le scelte di ieri dell’istituto monetario rischiano di rafforzare ulteriormente l’AfD a ridosso delle elezioni di domenica. Le decisioni della BCE hanno provocate reazioni contrastanti. Il ministero delle Finanze a Berlino ha preferito non commentare, ricordando l’indipendenza della Banca centrale europea. Invece, il capo economista della società di riassicurazione Munich Re, Michael Menhart, si è chiesto: “Cosa succederà se l’economia mondiale dovesse peggiorare bruscamente, ancora una volta? Non mi aspetto che ciò succeda, ma se dovesse succedere la Banca centrale europea avrebbe già utilizzato la maggior parte delle sue armi”. Molti tedeschi temono che l’abbondante liquidità dell’istituto monetario e la terra incognita nella quale si è avventurato Mario Draghi possano provocare nuove pericolose bolle finanziarie. I quotidiani tedeschi questa mattina oscillano tra la speranza e la critica. In un editoriale, Der Tagesspiegel parla di “scommessa rischiosa” e di trasferimento di reddito dai risparmiatori del Nord ai debitori del Sud: “I paesi indebitati del Sud si stanno risanando a danno del nostro futuro”, scrive il giornale berlinese. La Frankfurter Allgemeine Zeitung rimprovera al presidente della Banca centrale europea di non dire tutta la verità e di nascondere “i rischi e gli effetti secondari” della sua politica monetaria. Il quotidiano mette l’accento sul fatto che i prestiti concessi alle banche commerciali non verranno associati a normali penalità. In un video su Internet, il settimanale Focus spiega che nel portare il tasso di riferimento a 0% l’istituto monetario ha datto una “terribile notizia ai rispamiatori”. Il commentatore nota che in reazione alla decisione, il prezzo dell’oro è salito, a conferma – secondo lui – dei rischi che si nascondono dietro alla politica monetaria di Francoforte. Per la Börsen Zeitung, la banca ha fatto “molto, probabilmente troppo”, e il compito di rilanciare l’economia spetta ai governi nazionali. La Süddeutsche Zeitung avverte che la politica monetaria è ormai diventata per politici e banchieri “una droga” con la quale pensano “di risolvere i loro problemi”. Der Spiegel parla di “atto disperato” da parte di Mario Draghi. Molti commentatori in Germania temono nuove bolle finanziarie e sono preoccupati dalle conseguenze imprevedibili di misure eccezionali. Altri ammettono a denti stretti che la situazione è straordinaria e che rimanere con le mani in mano sarebbe deleterio. Nell’analizzare i risultati elettorali di domenica sera, tra i fattori che bisognerà considerare non ci sarà solo la politica migratoria della cancelliera Angela Merkel ma anche la politica monetaria della BCE.
(Nella foto, Mario Draghi, 68 anni, il presidente della Banca centrale europea ieri nella sede dell’istituto monetario a Francoforte)
NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook