Intervista ad Algirdas Semeta, Commissario al Fisco – 19/04/13

BRUXELLES – La crisi debitoria ha perso (per ora) la funzione di pungolo nel fianco dei governi perché riformino in modo ambizioso l’unione monetaria. I mercati hanno allentato la pressione. Diverso è l’impatto della crisi sulla lotta all’evasione fiscale, alla luce della necessità di molti paesi di ridurre il debito pubblico. Il tema è ormai centrale. In un’intervista con Il Sole/24 Ore e Le Monde, il commissario al Fisco Algirdas Semeta, 50 anni, ha sottolineato l’importanza non solo di rafforzare la collaborazione europea, ma anche di trovare un accordo a livello di G-20 sullo scambio automatico di informazioni.


Nove paesi
si sono impegnati per la creazione di una piattaforma multilaterale di scambio
di informazioni, mentre il Lussemburgo ha appena annunciato di voler applicare pienamente
la direttiva risparmio. Secondo Transparency International è successo in una
settimana ciò che non era successo negli ultimi 20 anni. E’ d’accordo con
questa opinione?

Sì e no. Sì, poiché c’è una forte pressione
politica perché sulla lotta all’evasione fiscale si facciano progressi. No,
perché dobbiamo ancora tradurre in azione pratica il linguaggio politico che
abbiamo ascoltato in questi giorni. Tenete presente che tutto è già sul tavolo:
nel corso del tempo abbiamo presentato misure per rafforzare la direttiva
risparmio, nuove proposte per lottare sia contro la frode dell’IVA che la
pianificazione fiscale aggressiva. Con queste misure, l’Europa si doterebbe nei
fatti delle regole americane contenute nel Foreign Account Tax Compliance Act (FACTA).

A
proposito del Lussemburgo: il Granducato parteciperà dal 2015 allo scambio di
informazione sugli interessi bancari. E’ un vero passo avanti?

All’Ecofin che si è svolto la settimana scorsa a
Dublino, il ministro delle Finanze Luc Frieden ha confermato la decisione
annunciata dal suo paese. Ha dato un impegno forte dinanzi a tutti i paesi
membri. Mi fido della sua sincerità.

E’
entrata in vigore nel 2013 una direttiva sulla cooperazione amministrativa.
Prevede lo scambio automatico di dati, ma solo graduale – prima cinque redditi,
poi otto dal 2017 – e soprattutto a condizione che i dati siano disponibili.
Lascia margini di libertà ai paesi. Riuscirà la Commissione ad accelerarne
l’adozione e a renderla più stringente? Il Lussemburgo è pronto ad andare oltre
gli interessi bancari?

Le prese di posizione dei 27 sono promettenti. E’
ancora prematuro essere precisi sul pensiero del Lussemburgo su questo fronte. Da
un punto di vista politico l’impegno c’è, ed è estremamente importante. E’ da
ricordare che il FACTA – che entrerà in vigore nel 2014 – impone ai paesi
europei di dare alle autorità americane informazioni su tutte le forme di
reddito. Peraltro l’articolo 19 della direttiva sulla cooperazione
amministrativa prevede che se uno stato membro mette a disposizione di un paese
terzo informazioni, un altro paese membro dell’Unione ha anch’esso il diritto
di riceverle.

E
l’Austria? La porta è aperta perché segua le orme del Lussemburgo, ma il
governo è diviso e le elezioni in settembre non aiutano.

Personalmente, non vedo motivi per resistere al
principio dello scambio automatico di informazioni. Dobbiamo tenere presente
che Vienna sta anch’essa negoziando un accordo FACTA con gli Stati Uniti. Come
potrebbe il paese accettare di dare informazioni a Washington e non ai suoi
partner europei, anche alla luce dell’articolo 19 di cui parlavo prima? Spero
che una presa di posizione dell’Austria giunga in vista delle discussioni che
ci saranno in maggio all’Ecofin prima, e al summit europeo dopo.

La
lotta all’evasione fiscale è una questione ormai globale. Se ne parla questa settimana
in un incontro dei ministri delle Finanze del G-20. Come si presenta l’Europa?

La Commissione è pronta a premere per un accordo
sullo scambio automatico di informazioni a livello del G-20. Nelle discussioni
dell’Ecofin a Dublino, molti paesi si sono espressi a favore di questo aspetto
come nuovo standard internazionale. Nessuno si è detto contrario. La posizione
dei 27 verrà precisata probabilmente al previsto summit europeo di maggio.

La
questione però non si limita al G-20. La vicenda del ministro del bilancio francese
Jérôme Cahuzac, che avrebbe trasferito il proprio conto dalla Svizzera a
Singapore, lo dimostra.

Siamo stati molto attivi in questi anni nel
tentativo di negoziare accordi di scambio automatico di dati con alcune piazze
dell’estremo oriente: Macao, Hong Kong, Singapore. Per ora senza successo.
Credo però che se gli Stati Uniti e l’Europa sono uniti su questo fronte si
possono raggiungere buoni risultati. Tenete conto anche del fatto che a livello
internazionale abbiamo gruppi di lavoro che permettono di tradurre accordi del
G-20 in intese più ampie.

C’è la
possibilità di mettere a punto una nuova lista nera dei paesi che non cooperano
nella lotta all’evasione fiscale?

Abbiamo proposto di mettere a punto una lista dei
paesi che non rispettano tre criteri: trasparenza, scambio di informazioni su
richiesta, leale concorrenza fiscale. Aspettiamo le conclusioni del prossimo
summit europeo. Certo, se lo scambio di informazioni diventa automatico, il
criterio cambia e noi siamo pronti a promuovere la creazione di una nuova lista
a livello internazionale.

A
proposito, tra gli impegni dell’Ecofin di Dublino, c’è anche l’idea di un
mandato perché la Commissione negozi accordi fiscali con cinque paesi
frontalieri. E’ ottimista su una intesa con la Svizzera?

Abbiamo perso due anni di tempo prezioso su questo
fronte. La bozza di mandato è abbastanza flessibile per permetterci di
negoziare una intesa ambiziosa. Noi siamo pronti.

BEDA ROMANO