L’unificazione dei debiti italiani nel 1861: un esempio per la zona euro nel 2012?

Per risolvere la crisi finanziaria di questi mesi molti commentatori sostengono che la via maestra sia la graduale mutualizzazione dei debiti pubblici degli stati membri della zona euro. Da un lato permetterebbe ai partner della Grecia di assumersi gli oneri del paese mediterraneo, lanciando un innegabile segnale politico e istituzionale; dall'altro sarebbe il modo più semplice per evitare il confronto perenne tra i bilanci nazionali sui mercati finanziari. 4396011848_eb47102667Da mesi ormai gli investitori internazionali mettendo a confronto Spagna e Germania, Italia e Germania, Francia e Germania, sottolineano le debolezze dei paesi più fragili, provocando un dannoso aumento del costo del debito. L'opinione prevalente è che il cancelliere Angela Merkel e la Repubblica Federale siano contrari a priori. Non è vero. I tedeschi sono pronti a una mutualizzazione dei debiti, ma a patto che questa avvenga dopo una cessione di sovranità dagli stati membri a una istituzione sovrannazionale, responsabile in ultima analisi delle politiche economiche. D'altro canto, la Germania è il paese più ricco, più solido. Nell'accettare la nascita di un solo bilancio europeo prende rischi notevoli. Vuole quindi assicurazioni contro l'eventualità che i suoi partner tradiscano la sua fiducia e approfittino della sua solvibilità. Nella storia economica, le unificazioni debitorie sono relativamente rare, ma una ricercatrice dell'Université Libre de Bruxelles, Stéphanie Collet, ha pubblicato di recente un articolo in cui utilizza il processo di unificazione italiana a metà dell'Ottocento per trarre lezioni europee: "La diversità degli stati pre-unitari – scrive infatti la signora Collet – fa dell'unificazione dei debiti sovrani pre-italiani il caso più vicino a una eventuale integrazione dei debiti sovrani europei".


L'Unità d'Italia comportò la nascita di un debito nazionale, attraverso l'unione dei debiti sovrani di sette piccoli stati, repubbliche, regni, ducati e granducati. In alcuni casi però rimasero in vita sui mercati internazionali le vecchie obbligazioni, emesse prima dell'unificazione. La ricercatrice ha voluto verificare il loro andamento prima e dopo l'Unità alle borse di Anversa, Parigi e Londra. Nel suo articolo, pubblicato nel marzo scorso, fa notare prima di tutto che alcuni stati erano più solidi di altri. Il Regno di Sardegna era molto indebitato ed era caratterizzato da tassi d'interesse elevati. Viceversa, il Regno delle Due Sicilie aveva debiti limitati. "In un certo senso, facendo un parallelo forse osé, Napoli e Torino erano la Berlino e la Atene dell'epoca", scrive ancora la signora Collet. Proprio il debito napoletano fu quello che più fu penalizzato dall'unificazione dei debiti: subì un aumento dei rendimenti (in media, dal 4,30% prima del 1861 al 6,90% alla fine del 1862). Per anni successivamente all'Unità, gli investitori continuarono a guardare alle obbligazioni distinguendole sulla base degli emittenti originari. Solo dopo un decennio, ci fu piena convergenza dei rendimenti dei titoli pre-unitari, sulla scia dell'annessione dello Stato Pontificio. Dall'esperienza italiana la ricercatrice belga trae una serie di conclusioni. Prima di tutto, una eventuale integrazione tra i debiti sovrani europei verrà accolta in un primo tempo con scetticismo: all'inizio i mercati si chiederanno inevitabilmente se l'unificazione è duratura. In secondo luogo, il processo penalizzerà in un primo momento i paesi più solvibili (quindi la Germania). In terzo luogo, gli investitori tenteranno per quanto possibile di distinguere le obbligazioni pre-unitarie, pur di proteggersi dai rischi di un eventuale smembramento, sempre possibile. In fondo, chi crede che un federalismo di bilancio possa essere la panacea di tutti i mali deve rimanere cauto. La mutualizzazione dei debiti sarebbe solo un nuovo passo di un lungo cammino verso la nascita di uno stato europeo.

 

(Nella foto, la Borsa di Anversa in una stampa ottocentesca – L'articolo di Stéphanie Collet, intitolato A Unified Italy ? Sovereign Debt and Investor Scepticism, è recuperabile a questo indirizzo)

NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook

  • tontoperonotanto |

    C’è sempre una prima volta e,dunque, c’è sempre anche un inizio.. Lapalissiano? Forse, ma ciò non toglie che l’inizio in questione non c’è ancora e se ci sarà non lo si sa ancora.. Per tante ragioni, terra a terra.. Anche per il fatto che se l’Unione Europea si incamminasse speditamente e con determinazion verso una reale ed effettiva Unità, potrebbe non essere gradito alla potenza o mondo egemone, che vorrebbe continuare a fare il bello ed il cattivo tempo anche in questo XXI secolo.. Insomma l’unita dell’Europa non c’è ancora e questo fatto annulla del tutto il lapalissianesimo succitato.. Temo, purtroppo che possano volerci quegli eroi ai quali accennò a malincuore B. Brecht.. Ma non basta citare Brecht, bisogna vedere se effetivamemnte ci siano, o ci sarebbero, o ci saranno dei volontari d’alto rango ad esserlo.. Cioè a fare gli eroi con tutti i rischi cui notoriamente degli eroi vanno incontro.. Non c’è dubbio che quello atuale sarebbe in effetti un tempo bisognoso, e purtroppo, di eroi.. Ma nel contempo (“O tempora, o mores..!”) è un tempo che induce nelle persone assai poca propensione ad essere eroici..Tutto o quasi (o molto) è in vendita, “Omnia pretiun habent” come nell’ultima, decadente e ipercorrotta fase dell’impero romano..

  • Uniti! |

    tutti@, ma siamo sicuri che è la politica a decidere? Anche con un europa federale (il cui funzionamento poi sarebbe tutto da vedere), vedi: il conflitto in Germania tra Governo federale e Länder! La politica è messa sempre più all’angolo, ostaggio del sistema finanziario il quale è l’artefice dell’euro cosi come lo conosciamo. D’altronde la BCE crea denaro a suo piacimento, lo da in prestito alle banche commerciali, – Draghi ha recentemente creato circa 1000 miliardi di euro prestandoli all’1%, – e queste possono decidere se acquistare o meno i cosiddetti BOND, i titoli del debito (con tassi che vanno dal 5 al 7%) oppure fare carry trades per assicurarsi i loro stessi investimenti, effettuati con i soldi dei correntisti (vedi jp Morgan). Non è possibile, quindi, per i paesi della UE attuare una propria politica monetaria, pur volendo accettare il meccanismo dell’indebitamento pubblico. C’e bisogno di reintrodurre una forte regolamentazione e supervisione del sistema finanziario. Divieto di Hedge Fonds, Derivati, Vendite allo scoperto ect. Ma abbiamo bisogno di questo tipo di finanza? Angela Merkel ha come consigliere nel suo staff persone come Josef Ackermann!!!

  • domenico |

    Ciao Beda. Si faccia l’EUropa federale allora! io ne sono un sostenitore. E capisco la posizione tedesca: prima degli eurobond o dell’unione dei bilanci, si faccia l’unione del governo.
    Ma non credo che i nostri governanti (e molti dei loro governati) siano maturi per un’esperienza del genere. visti i bracci di ferro sul ‘patto di bilancio’, te l’immagini cosa succederebbe con una cessione di sovranità sia pur parziale? e cosa succederebbe se una mozione a maggioranza ‘nordica’ imponesse all’Italia una riforma del lavoro o liberalizzazioni di settori come la carriera avvocatizia? ne vedremo delle belle (o delle brutte, chissà)

  • zambiasi10 |

    Certo Romano, il nodo è proprio questo: cessione di sovranità dagli stati membri a un’istituzione sovrannazionale responsabile delle politiche economiche, in cambio dell’integrazione e l’omologazione dei debiti sovrani degli stati dell’euro zona. Botte piena e moglie ubriaca non si possono avere, cediamo questa stramaledetta sovranità che oramai è solo una pura formalità e realizziamo qualcosa di veramente indispensabile: l’Europa Federale!!!

  • Uniti! |

    Dott. Breda, come sempre eccellente articolo! Purtroppo, non sono cosi ottimista riguardo alla nascita di uno stato europeo. Il nuovo stato (Italia) si trovò di fronte un notevole indebitamento nato dalla unificazione dei debiti pubblici degli stati preunitari e dalle spese militari. L’obiettivo del pareggio del bilancio fu perseguito con l’inasprimento fiscale (tassa sul macinato, 1868) e ottenuto nel 1876 dal governo Minghetti, l’ultimo della Destra. Debito pubblico nel 1861: L. 2.400.000 Debito pubblico nel 2000: L. 2.000.000.000.000.000 Debito pubblico nel 2012 2B di euro (150 mil di euro al giorno = Usura). La Grecia dopo l’uscita dal euro avrà di nuovo la possibilità di essere padrona del proprio destino…Io vivo e ho vissuto gran parte della vita all’estero (Germania, UK, USA, Islanda e Svizzera) e l’euro cosi come concepito non sta in piedi e porterà a dei disastri economici, industriali e sociali.

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