Città, Germania punta su export verde – 12/01/10

FRANCOFORTE -Tra qualche mese Deutsche Bank avrà completato il rinnovamento della propria sede a Francoforte. Due anni di lavori per ristrutturare due grattacieli di 155 metri nel centro della capitale finanziaria tedesca: un progetto costato 200 milioni di euro a cui ha partecipato anche l'architetto italiano Mario Bellini. L'obiettivo è di ridurre di almeno la metà il consumo di elettricità e le emissioni nocive di edifici gemelli in cui lavorano circa 3.500 persone. Il progetto ha una valenza tutta francofortese, ma è per molti versi uno dei numerosi programmi di sviluppo sostenibile delle imprese tedesche, in Germania e all'estero.

Dopo il crollo della produzione alla fine del 2008, l'economia tedesca è tornata a crescere soprattutto grazie alle esportazioni, in particolare verso i paesi emergenti. Proiettandosi nel futuro, le aziende in Germania puntano sull'industria ambientale: in questo campo il fatturato mondiale, secondo il consulente d'impresa Roland Berger, raddoppierà nel 2020 a 3.100 miliardi di euro. Non si tratta solo di vendere pannelli solari o turbine eoliche. Le società tedesche puntano sui progetti infrastrutturali rispettosi dell'ambiente nei centri urbani.
In un articolo pubblicato da «Le Monde» a metà dicembre, i sindaci di 14 metropoli – da Berlino a Kyoto, da Parigi a Johannesburg- hanno ammesso che le città sono al tempo stesso le maggiori responsabili dell'inquinamento e le prime vittime del surriscaldamento del pianeta, soprattutto se costruite lungo le coste. Rappresentano l'1% della superficie della terra, ma consumano il 75% dell'energia e producono l'80% dei gas nocivi. Oggi il 50% degli abitanti del pianeta abita in città. Secondo le Nazioni Unite, nel 2050 la quota sarà del 70 per cento.
Mentre nei paesi industrializzati l'obiettivo è soprattutto di risparmiare energia, come dimostra anche l'iniziativa di Deutsche Bank, nei mercati emergenti il tentativo è spesso più ambizioso: rinnovare gli acquedotti, migliorare i sistemi di fognatura, costruire nuove reti elettriche. Secondo Michael Grömling e Hans-Joachim Hass, studiosi dell'istituto IW di Colonia, l'urbanizzazione è una delle grandi tendenze del futuro, fonte di crescita per le imprese tedesche: «Il grosso degli investimenti avverrà nella raccolta e nel riciclo dei rifiuti».
Nei mercati emergenti, pronti a nuovi e generosi investimenti infrastrutturali, le possibilità sono (quasi) infinite. Negli ultimi tempi, la DEG, una filiale della banca pubblica tedesca KfW dedicata allo sviluppo nei paesi meno ricchi, ha annunciato ambiziosi progetti, naturalmente coinvolgendo le imprese tedesche: dall'inaugurazione di un nuovo impianto di riciclaggio dei rifiuti nel distretto vietnamita di Cu Chi, all'espansione del porto di Altamira, in Messico, al finanziamento di una centrale idroelettrica in Perù.
In questo contesto, a dicembre l'Unione europea ha promesso 2,4 miliardi di euro all'anno da qui al 2012 per aiutare i paesi emergenti a lottare contro l'inquinamento. I paesi industrializzati fanno scelte inevitabilmente meno radicali, ma sempre interessanti per le imprese tedesche. Washington ha annunciato investimenti per 39 milioni di dollari con l'obiettivo di ammodernare la rete di fognatura; Roma vuole dotarsi di pannelli solari e distributori di idrogeno; Monaco punta a ridurre del 50% entro il 2030 le emissioni nocive.
All'avanguardia in questo campo, Siemens ama ricordare che il 95% del materiale utilizzato per la costruzione della sua nuova metropolitana di Oslo è riciclabile; che i suoi nuovi autobus di Londra emettono il 30% in meno e che le reti di semafori a Berlino Vienna o Budapest consumano l'80% in meno dopo che le vecchie lampadine sono state sostituite con nuove luci meno costose prodotte dalla società tedesca. Nell'anno 2008-2009, il fatturato nel settore ambientale del gruppo bavarese è stato di 23 miliardi di euro su un totale di 76,6 miliardi.
Capace di esportare il proprio know-how come pochi altri paesi, la Germania crede nel legame tra investimento economico, efficienza energetica e sviluppo sostenibile: la gara a sorpresa è con la Cina, che nell'industria ambientale sta facendo enormi progressi e che nel 2009 ha superato proprio la Repubblica Federale quale primo esportatore al mondo. Intanto, nella sola Germania, secondo l'Istituto tedesco di Urbanistica, gli investimenti infrastrutturali dei comuni da qui al 2020 dovrebbero ammontare a 700 miliardi di euro: la stima può apparire irrealistica tenuto conto delle restrizioni di bilancio, ma il rinnovo della sede di Deutsche Bank dimostra l'attivismo tedesco.

B.R.