La concorrenza alla cucina italiana? Attenzione al Belgio!

Mangiare è un aspetto importante della vita in Belgio. Nelle cene in città, mentre a Parigi conta la conversazione, a Bruxelles conta (soprattutto) la tavola. Nessuna sorpresa quindi se la stampa belga abbia celebrato l'ultima guida Michelin e un piccolo record: sono 121 i ristoranti belgi premiati dalla casa editrice francese. Mai dal 1904, l'anno in cui è uscita la prima guida rossa Michelin, il piccolo paese aveva fatto così bene. Le tre stelle sono tre, le due stelle 17, le stelle singole 101. Photo"Il Belgio è diventato veramente una destinazione gastronomica", ha spiegato Michael Ellis, il direttore della guida francese. Questo piccolo paese offre molto più del cioccolato, delle frites e delle moules. Come tutti i paesi di frontiera, assorbe dal Nord e dal Sud. Quanto la Francia ama la carne (soprattutto l'agnello), più della Francia apprezza il pesce (in particolare il rombo). In televisione si moltiplicano le trasmissioni dedicate alla cucina: Comme un chef sulla rete francofona o De beste hobbykok van Vlaanderen su quella fiamminga. Sia la Vallonia che le Fiandre fanno lobbying a livello europeo per promuovere la cucina regionale. D'altro canto, la gastronomia è diventata un prodotto turistico, editoriale e anche industriale. Uno spazioso negozio nel centro di Bruxelles è un incredibile supermercato di sofisticati attrezzi per la cucina, dalle forme di silicone per la pasticceria in forno a speciali caraffe per decantare il vino, per non parlare dell'infinita serie di piccoli e grandi mestoli, cucchiai e coltelli in legno, metallo e plastica. Sempre più spesso, si viaggia per mangiare e si comprano ricettari per cucinare. In Belgio lo hanno capito, e una conferma viene dalla presenza in questo piccolo paese di numerose catene di ristoranti, tutte di straordinario successo.


Le Pain Quotidien, per esempio, è nato nel 1990 in una stradina di Bruxelles per mano del chef Alain Coumont insoddisfatto della qualità media del pane in Belgio. Oggi la società ha negozi in una ventina di paesi in Europa, America e Asia, dal Brasile agli Emirati Arabi Uniti. Da panetteria Le Pain Quotidien è diventato una specie di tavola-calda elegante nel quale è possibile mangiare una omelette, prendere un tè, fare la prima colazione. La catena di ristorazione rapida Exki è nata invece nel 2001. Oggi è presente in sei paesi, tra cui l'Italia, ed è specializzata in prodotti biologici. Guapajuice vede la luce nel 2006. Offre principalmente frullati e succhi di frutta, ma col tempo ha allargato l'offerta. Oggi vende anche quiches, torte e altri prodotti da mangiare sul posto in ambiente semplici ma puliti. Guapajuice, fondata da due giovani belgi, Frédéric Duqué et Olivier Van Espen, conta una quindicina di locali in tutto il paese. Più familiari sono le esperienze di Teddy Lowy e di Françoise. Il primo è il figlio di panettiere che fonda nel 1977 la pasticceria Teddy L. Oggi ce ne sono tre nel centro di Bruxelles. Les Tartes de Françoise, invece, sono nate nel 1995 a Bruxelles. In un primo momento la signora Françoise – una madre di famiglia che ama cucinare – offriva i suoi prodotti ai ristoranti; poi dal 2003 si è rivolta alla clientela individuale. Propone una trentina di quiches e dolci, preparati e venduti non in pasticceria, ma in ateliers, in piccole officine, per confermare lo spirito artigianale della produzione (e risparmiare sulla gestione dei negozi). Oggi Les Tartes de Françoise conta nove negozi in tutto il paese, dà lavoro a un centinaio di persone, e ha un giro d'affari di oltre sei milioni di euro. Ho cercato di capire come mai questo paese abbia così tante catene gastronomiche di successo. I belgi amano stare a tavola, ma questo non può spiegare tutto. C'è certamente un innato spirito commerciale, che risale al Medio Evo, e forse anche il tentativo, fondando la propria impresa, di evitare il pesante carico fiscale che grava sui lavoratori dipendenti. Continua a sorprendere come mai la gastronomia italiana non riesca a fare altrettanto. Eccezioni esistono, naturalmente, anche qui in Belgio. La pizzera al taglio Mamma Roma, fondata nel 2005, conta sei negozi in questo paese, e da novembre anche una sede nel sesto arrondissement di Parigi.

 

(Nella foto, il ristorante La Villa Lorraine, a Bruxelles. Diventò nel 1972 il primo tre-stelle Michelin fuori dalla Francia)

NB: Dal fronte di Bruxelles (ex GermaniE) è anche su Facebook

  • Chef Pierre |

    Lascia l’aroma e il suo succulento sapore tutto cio’ che guarisce la bramosia di una investitura gastronomica in concomitanza ad una certa visione di Business manageriale.

  • FRANCO |

    Caro GIOVANNI I TEMPI SON CAMBIATI IO ABITO IN BELGIO DA 48 ANNI é posso dirti ché si mangia benissimo.Un piatto tipico belga a parte le cozze é patatine fritte,sono le carbonade flamane.Spiego é un spezzatino preparato con della birra scura é della senape,é si accompagna perfettamente con del riso é con le patate.Io non so tu in quale anno eri in belgio,mà posso dirti qué non siamo piu al medio evo.

  • giovanni |

    Io di Bruxelles ricordo certi baretti dove far colazione con le gaufres in cui il senso d’igiene e di compostezza del cliente medio era a livello di barbarie pura. E non parlo di posti dimenticati da Dio in periferia ma ad es. di quel baretto vicino alla Banque Nationale.

  Post Precedente
Post Successivo