Tedeschi e cultura: un binomio sorprendente, anche nel 2010

L'ultimo post del 2010 è dedicato a una faccia della Germania che in questo anno così politicamente ed economicamente tormentato è rimasta nell'ombra. Alcuni dati pubblicati di recente dall'Ufficio federale di Statistica di Wiesbaden sono sorprendenti. Concerto Nel 2010, nonostante l'incertezza sul futuro dell'economia e l'impegno a ridurre il debito, la Germania ha aumentato la spesa pubblica dedicata alle attività culturali. Mentre in Europa e in America la scure ha colpito le dotazioni dei musei o i contributi alle università, nella Repubblica Federale governo, regioni e comuni hanno speso in questo campo 9,6 miliardi di euro, con un incremento del 4,1% rispetto al 2009. Il Kulturfinanzbericht dell'Ufficio federale di Statistica nota che nel 2007, l'ultimo anno per cui sono disponibili cifre ufficiali, la spesa pubblica era stata di 8,5 miliardi. Il dato è sorprendente di questi tempi. È rivelatore non solo delle priorità tedesche ma anche della vera anima di un paese troppo spesso vittima di clichés ingiusti. Dietro alle rigidità caratteriali, dietro a una tendenza all'irregimentazione, dietro ad alcune scelte nella crisi debitoria europea che a molti quest'anno sono sembrate egoistiche e insensibili, si nasconde un paese che si commuove per un concerto di musica classica, che accumula ogni anno donazioni filantropiche e caritatevoli per oltre due miliardi di euro, che coltiva con straordinaria costanza la sua tradizione romantica. Al di là dei dati ufficiali sono stato testimone di recente di un esempio particolare.


Qualche giorno fa nella principale stazione della metropolitana di Francoforte ho assistito a una bella iniziativa caritatevole. Una decina di studenti liceali del Heinrich-von-Gagern Gymnasium si sono disposti in semicerchio e hanno suonato per il pubblico di passaggio una serie di canti natalizi, chi con un flauto, chi con un violino, chi con un violoncello, chi nel coro cantando le parole delle canzoni. A decine si sono fermati per ascoltare la musica nel freddo del grande androne, mentre dalle scale all'aperto entrava un vento gelido. Nessuno dei passanti rimaneva indifferente. C'è chi applaudiva, chi si strofinava gli occhi per nascondere la commozione, chi lasciava qualche moneta. Il denaro raccolto era destinato alla lotta contro il cancro dei bambini ricoverati nelle cliniche universitarie di Francoforte e di Jena. Ho saputo successivamente che i ragazzi del Heinrich-von-Gagern Gymnasium hanno suonato per il pubblico della metropolitana francofortese in 14 diverse occasioni tra la fine di novembre e la metà di dicembre, in alcuni casi anche per cinque ore di fila. Nel 2011, mentre l'Europa continuerà a fare i conti con le crisi debitorie e le tensioni politiche, converrà ricordare che la Germania è anche questo. Buon anno a tutti i lettori.

 

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(Nella foto, scattata con il telefono cellulare, i ragazzi del Heinrich-von-Gagern Gymnasium)

  • Luciano66 |

    Gentile Beda,da germanofilo non riesco a sorprendermi del comportamento del popolo tedesco, anche di fronte alle difficolta’economiche hanno vitalita’ e idee ma soprattutto guardano avanti…al contrario di noi italiani che guardando al passato festeggiando l’unita’ del paese ci illudiamo di credere in qualche cosa che in realta’ non e’ mai stato sentito….la stessa unita’che i tedeschi hanno cercato e ottimizzato messo a frutto e che oggi possono degnamente spendere nelle istituzioni internazionali.Potranno i tedeschi avere ancora molta pazzienza con europei senza idee e continuamente al traino???

  • danilo72 |

    E’ indice di civiltà l’arricchimento culturale -che in molte occasioni dovrebbe precedere quello materiale- per cui plaudiamo ai tedeschi e ai cinesi e ai tunisini, e a tutti i popoli che ancora lo inseguono.
    Abbiamo certo da imparare in questi momenti di crisi anche intellettuale, e non possiamo che domandarci: ma davvero la cultura poggia un piede qua e uno là a seconda di circostanze casuali? Oppure semplicemente tutto dipende da come viene pubblicizzata?

  • Der Pilger |

    Germania e Italia condividono lo stesso complesso di superiorita’.
    Ma mentre la Germania basa il suo complesso sul successo tecnico-economico, l’Italia lo alimenta grazie alla sua eredita’ culturale.
    Come nobili decaduti gli italiani guardano con sufficienza a paesi e popoli che contanto un decimillesimo della loro dotazione di tesori artistici e culturali.
    Purtroppo i nobili italiani lo sono sempre di piu’ in virtu’ dei propri natali e non per cio’ che fanno, la cultura non la fanno piu’, la svendono.
    I tedeschi invece si rendono conto di questa loro mancanza storica e cercano di valorizzare anche il patetico rudere romano che ogni tanto affiora durante qualche scavo. Inoltre la cultura la producono.
    Riusciremo a perdonarli anche per questo ennesimo affronto?

  • Paola Cioni |

    Caro Beda,
    devo darti ragione su tutto. Visto che mi occupo di cultura a Francoforte da circa due anni, posso dire che lavorare in Germania è un vero piacere: livello culturale altissimo, competenza, organizzazione. Tutto questo rende il lavoro piacevole, divertente e stimolante. Non potrei chiedere di più.
    Paola

  • MaMo |

    non mi stupisco assolutamente, perchè da sempre la Germania è stata culla di cultura e businnes. Noi invece abbiamo un concetto subordinato degli affari, e siccome siamo “furbi” crediamo ci sia concesso vivere di rendita culturale, come di altre peraltro.

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