Ecoindustria tedesca verso il 14% del Pil – 02/06/09

FRANCOFORTE – Angela Merkel si è recata di recente a Prenzlau, nella campagna brandeburghese. In questa cittadina della ex Ddr il cancelliere tedesco ha posto la prima pietra di un nuovo impianto eolico che trasforma in idrogeno, attraverso un complicato sistema di elettrolisi, l'eccesso di energia prodotta dal vento. L'idea è rivoluzionaria e dimostra ancora una volta quanto la Germania sia all'avanguardia nel settore ambientale.

Mentre
l'industria tradizionale sta soffrendo come non mai dalla fine della
guerra, risparmio energetico e lotta all'inquinamento sono nuovi e
ricchi filoni economici. Chi pensava che il ribasso del prezzo delle
materie prime avrebbe messo un freno alle ambizioni dell'industria
ambientale si sbagliava: nelle pieghe della recessione, l'ecologia
continua a tirare. Gli Stati Uniti non hanno forse illustrato di
recente nuovi standard ecologici per l'auto?
Nei giorni scorsi a
Berlino il ministro dell'Ambiente, Sigmar Gabriel, ha presentato un
rapporto biennale sulle prospettive dell'industria ambientale, in
Germania e nel mondo, messo a punto dalla Roland Berger Strategy
Consultants. «Il settore sta crescendo più di quanto ci aspettavamo due
anni fa – ha detto Gabriel – . Si tratta di un vero raggio di luce in
tempi economici così difficili». Nel 2007 l'industria ambientale
rappresentava circa l'8% del Prodotto interno lordo tedesco. Entro il
2020, la quota dovrebbe salire al 14%. A livello mondiale la crescita è
ancor più sorprendente. Due anni fa la relazione stimava che il giro
d'affari del settore sarebbe raddoppiato a 2.200 miliardi entro la fine
del prossimo decennio. L'ultimo rapporto prevede che nel 2020 il
fatturato a livello mondiale sarà di 3.100 miliardi. Dietro all'aumento
si nascondono vari fattori: un'attenzione crescente all'ambiente; il
desiderio di trovare fonti alternative di energia; l'aumento della
popolazione che induce tra le altre cose a un maggiore risparmio delle
materie prime, dall'acqua al petrolio; la continua crescita economica
in molti paesi emergenti, in Asia e in Sudamerica. Molti investimenti
sono stati cancellati o rinviati, ma quelli nel grande mercato
dell'ecologia sembrano ancora prioritari.
Per una Germania in
profonda recessione, l'industria ambientale sembra quindi essere
un'ancora di salvezza. Secondo il rapporto, nel 2008 il settore dava
lavoro a 1,1 milioni di persone. Nel 2020, saranno 2,2 milioni; mentre
insieme i comparti dell'automobile e delle macchine utensili, pilastri
tradizionali dell'economia tedesca, avranno alla fine del prossimo
decennio 1,7 milioni di lavoratori, una cifra più o meno stabile
rispetto ad oggi.
I settori più importanti sono la gestione
dell'acqua e l'efficienza energetica: rappresentano due terzi di un
giro d'affari mondiale stimato oggi a 1.400 miliardi di euro. La
rivista Wirtschaftswoche sostiene che «l'industria ambientale ha la
dinamica della Nuova Economia, ma la solidità del settore delle
macchine utensili». Se così fosse, la Germania avrebbe in mano la
chiave di una nuova industrializzazione.
B.R.