Berlino si attiva nel Vicino Oriente – 03/03/09

FRANCOFORTE – La nuova politica estera americana è ancora tutta da valutare, ma è chiaro che il presidente Barack Obama sta rivedendo le priorità degli Stati Uniti: ha confermato che le truppe americane lasceranno l'Iraq entro il 2010, ha aperto la porta al dialogo con l'Iran e ha deciso di concentrarsi sull'Afghanistan. È in questo contesto che la Germania, quella politica e quella economica, sta scommettendo su un clima migliore nel Vicino Oriente.

In poche settimane, la Repubblica federale ha spostato le
prime pedine nella regione, prima in Iraq, poi in Iran. A metà febbraio
Frank-Walter Steinmeier è stato il primo ministro degli Esteri tedesco
a visitare Baghdad dal 1987. Il candidato socialdemocratico alla
Cancelleria ha incontrato il primo ministro irakeno Nuri al-Maliki,
inaugurato un consolato e una scuola ad Abril, facilitato la firma di
alcuni contratti economici.
A oltre un secolo dalla costruzione
della Bagdadbahn, il collegamento ferroviario nell'ex Impero ottomano
finanziato dalle grandi banche tedesche, la Germania tenta il ritorno
in Iraq. Alcune aziende hanno già avviato contatti seri: Daimler ha
aperto un nuovo ufficio di rappresentanza, mentre Siemens ha firmato un
contratto da 1,5 miliardi di dollari per l'ammodernamento di alcune
centrali elettriche.
«In quasi tutti i settori dobbiamo ricominciare da
capo – ha spiegato Akil al-Saffar, consigliere del primo ministro
iracheno –. Abbiamo bisogno di tecnologia e di know-how tedeschi». Ha
precisato però Raad Ommar, un rappresentante della Camera di commercio
americano-irachena: «Le leggi sugli investimenti in Iraq sono le
migliori della regione, ma nel Paese manca una vera cultura economica».
Le aziende tedesche restano caute: l'Iraq sembra in via di
stabilizzazione, ma l'economia si regge quasi esclusivamente sul
petrolio, il cui prezzo oggi è ai minimi. Felix Neugart, esperto di
Medio Oriente dell'associazione delle Camere di commercio tedesche
Dihk, parla di «atmosfera di rinnovamento prudente». A Berlino la
settimana scorsa 250 aziende hanno partecipato a un seminario
organizzato dal ministero dell'Economia dedicato all'Iraq.
La
Germania guarda anche all'Iran. L'ex cancelliere Gerhard Schröder ha
visitato Teheran qualche giorno fa, incontrando anche Mahmud
Ahmadinejad. Pur privata, la visita è stata criticata da alcuni
politici tedeschi, che hanno ricordato come in passato il presidente
iraniano abbia negato l'Olocausto. L'incontro però rappresenta il
tentativo dell'establishment tedesco di coltivare il rapporto con
Teheran dopo che Washington qualche settimana fa ha aperto al dialogo.
In un discorso a Monaco, all'inizio di febbraio, il nuovo vice
presidente americano Joseph Biden si è detto pronto a parlare con
l'Iran.Non è un caso se a margine della visita di Schröder il Governo
tedesco ha fatto trapelare che, nonostante un calo delle garanzie
statali, l'export tedesco verso il Paese asiatico è aumentato nel 2008
a 3,9 miliardi di euro, da 3,6 miliardi nel 2007.
Ai viaggi
iracheno e iraniano, bisogna aggiungere poi la crescente presenza
tedesca in Israele e a Gaza (a cui ieri Berlino ha concesso aiuti per
la ricostruzione pari a 150 milioni di euro). La Germania cerca quindi
di guardare oltre la drammatica crisi economica e finanziaria. Gli
obiettivi sono certamente economici, ma anche politici: a seconda dei
casi, Berlino ambisce a fare da trait d'union con gli Stati Uniti e da testa di ponte dell'Unione, rafforzando la sua credibilità nella grosse Politik.
B.R.